Tuareg libici in fuga verso l’Algeria

Ago 31st, 2011 | Di cc | Categoria: Esteri

Ancora grave la situazione in Libia, comincia la trafila di profughi verso i luoghi di frontiera. Infatti nelle ultime 24 ore l’Algeria ha accolto 500 profughi tuareg, tra i quali anche donne, bambini e feriti, inseguiti dai ribelli libici che li considerano fedeli a Gheddafi. ”Per ragioni umanitarie – riferiscono fonti del governo algerino, che ha richiesto l’anonimato - non potevamo negare loro l’ingresso nel Paese”. Nei giorni scorsi ci sono state polemiche tra Libia e Algeria, dopo che quest’ultima ha accolto sul proprio territorio parte della famiglia del colonnello, tra cui la moglie Safia e la figlia Aisha. Secondo il quotidiano algerino Ennahar, dall’inizio della rivoluzione libica a febbraio scorso, oltre 10 mila persone hanno lasciato la Libia trovando rifugio in Algeria. ”La sensazione, che avevo gia’ espresso, di un po’ piu’ di distensione e di pace, si rafforza, alla luce del fatto che da quello che mi e’ stato riferito, i collegamenti stradali tra Tripoli e la Tunisia sono diventati piu’ agevoli”. Lo dice all’agenzia vaticana Fides mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, che si trova in Italia per un ciclo di cure ma e’ costantemente in contatto con la Libia. ”Un sacerdote, mio collaboratore, insieme a due suore, mi ha comunicato ieri da Tunisi che dovrebbe rientrare oggi a Tripoli, proprio perche’ la strada e’ considerata piu’ sicura”, afferma il vescovo. ”Penso che la festa per la fine del Ramadan spinga un po’ tutti i libici a viverla nella pace e nella riconciliazione. Spero che questa sensazione non sia superficiale, anche perche’, da quello che leggo e sento, in alcune zone della Libia si continua a combattere e la caccia a Gheddafi e’ aperta”, aggiunge mons. Martinelli. ”Pero’, lo ripeto, tra i libici sembra esserci la volonta’ di riconciliazione. Qualche giorno fa mi hanno telefonato due amici libici che dicevano di essere felici”, dice. Le difficolta’ comunque a Tripoli non mancano, come per esempio la mancanza di acqua corrente dai rubinetti. ”L’acqua della rete urbana e’ stata avvelenata. Non so chi sia stato a commettere questo atto, forse una forma di reazione contro i ribelli, come a dire ‘questi vengono e trovano l’acqua avvelenata’. Il problema e’ stato piu’ o meno superato, perche’ gli abitanti di Tripoli non attingono dai rubinetti ma da altre fonti, oppure hanno trovato il modo di filtrare l’acqua”, riferisce mons. Martinelli.

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