Camera respinge sfiducia 315 voti, no alla mozione

Set 28th, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

ROMA - La maggioranza regge alla prova della sfiducia a Saverio Romano. La mozione presentata dal Pd contro il ministro delle Politiche agricole, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, viene bocciata con 315 voti contrari e 294 favorevoli al termine di una seduta burrascosa che un navigatore esperto della politica come il presidente della Camera Gianfranco Fini legge come “l’inizio della campagna elettorale”. Antonio Di Pietro evoca una ondata di violenza a causa dei comportamenti del governo, mentre scoppia la ‘grana’ radicali in casa Pd: I sei pannelliani, infatti, non partecipano alla votazione in contrasto con il resto del gruppo, gridando in coro “Amnistia” ogni volta che ciascuno di loro viene chiamato. Silvio Berlusconi, è “molto soddisfatto” del voto a Montecitorio.

“Anche perché - spiega il presidente del Consiglio a Saverio Romano, che riceve dopo la votazione, ci sono stati 315 voti con le assenze giustificate e questo significa che la maggioranza è a 325 e si possono fare le riforme”. Felice anche il ministro Romano, che, dopo aver bollato come “inaccettabile” la mozione di sfiducia nei suoi confronti, attacca gli ex amici dell’Udc. “Sono molto amareggiato, è stato disperso un patrimonio di garantismo”, rileva. Nella propria replica, l’imperturbabile ministro siciliano (lasciato solo per un un bel po’ dai colleghi al banco del governo), va all’attacco.

“Quello che un tempo era l’ordine giudiziario ormai ha soverchiato il Parlamento e ne vuole condizionare le scelte”, tuona, denunciando “la malattia del nostro ordine giudiziario”, di una “magistratura irresponsabile che ha soverchiato il Parlamento”. Durissima l’opposizione, che punta il dito sulla Lega, compatta come previsto sul no alla sfiducia a Romano. Anche se la dichiarazione di voto di Sebastiano Fogliato, responsabile Agricoltura del Carroccio, politicamente è politicamente soft: “Al mondo agricolo della odierna mozione di sfiducia contro cui voteremo non frega nulla”, dice, concentrandosi poi solo sui problemi del settore. Non appena finisce di parlare, i deputati di Fli alzano un cartello con scritto “Alla faccia della LEGA-lità”.

Per sedare gli animi è necessario che una fila di commessi si frapponga tra i banchi contigui dei due gruppi. Nel frattempo, Antonio Di Pietro, mostra ai cronisti in tribuna un foglio con una vignetta sulla quale campeggia una poltrona color ‘verde-padania’. Una sua frase, poi, scatena una nuova bufera. “Questo governo è pieno di soggetti politici che intendono mandare il Paese alla rivolta sociale. Dall’altra parte c’é il Paese reale che è alla disperazione e sta per arrivare alla violenza.

E i mandanti siete voi”, dice, scatenando la reazione di Cicchitto che lo accusa di “pura irresponsabilità”. Durissimo contro il Carroccio è Antonello Soro del Pd: “La Lega nei primi anni ‘90 esibiva il cappio come il simbolo della sua idea di legalita’. E’ difficile non registrare il cambiamento. I parlamentari della Lega votano in contrasto con la legalità e con il sentimento della onestà, ma è certo che la Lega si è allontanata dai suoi valori originari e oggi si schiera con un inquisito per mafia”, sbotta.

Dopo che dai banchi di Fli si urla “venduto!” al capogruppo di Pt Silvano Moffa, alla fine si arriva al voto; non prima che i Radicali espongano i cartelli con la scritta “Amnistia”. Alla fine, la maggioranza regge. Dei tanto paventati assenti se ne sono contati diciannove; 2 di Fli (Tremaglia e Buonfiglio), 7 del Pd (6 Radicali più Marianna Madia che sta partorendo), 6 del Pdl, 1 dell’Udc. E, lasciando l’Aula, Claudio Scajola commenta laconico: “Sfangata!”.

notizia ANSA

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