Serial killer Roma, Gip: omicidi “con lucidità e premeditazione”

Nov 28th, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

“La condotta posta in essere dallo Stazzi ha tutte le caratteristiche della condotta omicidiaria seriale, attuata con lucidità e premeditazione, su vittime deboli e in stato di evidente soggezione psico-fisica”, a scriverlo è il gip di Tivoli Alfredo Bonagura, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, notificata oggi a Rebibbia all’infermiere 66enne Angelo Stazzi, già recluso per l’omicidio Dell’Unto, e in cui viene accusato di sette omicidi, ai danni di anziani ospiti nella casa di riposo Villa Alex. Per il gip infatti “sussistono concrete e pressanti esigenze di cautela sociale che impongono la restrizione della libertà personale dell’indagato”. E infatti “neanche il suo allontanamento da Vila Alex lo ha indotto a a fermarsi, poiché analoga condotta stava organizzando e ponendo in essere nella struttura sanitaria in cui era stato nuovamente assunto”. “A ciò va aggiunto - prosegue il gip - che lo Stazzi aveva già ucciso essendo risalente a diversi anni prima (2001) l’omicidio da parte sua di Dell’Unto Maria Teresa e il relativo occultamento di cadavere(scoperto solo nel 2008-2009) per il quale è stato rinviato a giudizio da questo ufficio in stato di custodia cautelare in carcere ed è attualmente in attesa di imminente sentenza da parte della corte di Assise di Roma”. Che l’infermiere 66enne sia già in carcere per il gip non è sufficiente ad evitare il pericolo: “Sul pericolo di recidiva non incide l’attuale stato di restrizione carceraria dello Stazzi, poiché tale stato potrebbe cessare per cause indipendenti dall’operato di questa autorità giudiziaria, legate alle sorti di un procedimento diverso.” Quindi, argomenta il giudice “se dunque si deve ragionare sulle esigenze cautelari come se non sussistesse l’attuale titolo cautelare per l’omicidio della Dell’Unto, va da sè che ricorrerebbe anche un evidente e concreto pericolo di fuga, vista la natura delle imputazioni e l’entità massima della pena che potrebbe essere inflitta”. In conclusione - si legge nell’ordinanza: “La custodia cautelare in carcere è dunque doverosa in relazione al grado elevatissimo dei pericula sopra evidenziati, essendo l’unica in grado di recidere in radice qualsiasi possibilità di recidiva e di fuga”.

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