Alfano: noi dobbiamo fare le cose che fanno bene all’Italia e agli italiani

Dic 15th, 2011 | Di cc | Categoria: Politica

“È crollato il teorema barzellettesco, per non dire imbecille, di chi diceva che Berlusconi valeva 200 punti di spread”. È quanto dichiara il segretario del Pdl, nel corso della trasmissione Primaserata - Porta a Porta su Raiuno.

 

“Un economista addirittura in televisione fece un calcolo di quanto l’abbassamento di 100 o 200 punti di spread avrebbe beneficiato il Paese in termini di finanze pubbliche dall’uscita di scena dell’allora premier e chiamò quel differenziale tassa Berlusconi. Una volta dimessosi, doveva arrivare l’El Dorado. Invece non è stato così, la crisi è peggiorata”.

 

“Bisogna fare i conti con quella che è la realtà. Un’Europa che ha una banca centrale che, a differenza di quella americana, non può stampare moneta. I capi di Stato di Francia e Germania – sottolinea Alfano - neanche fanno in tempo a farci la consueta lezione che le agenzie di rating rischiano di ribassare il giudizio sugli Stati che si reputano maestri nel nostri confronti”.

 

“Questa storia secondo cui noi dobbiamo continuare a dire che ‘Lo facciamo perché ce lo dice l’Europa’ a me non va più bene. Siccome mi pare di capire che ‘ce lo dice l’Europa’ significa che ce lo dicono Francia e Germania che legittimamente fanno gli interessi dei loro popoli, la mia opinione è che noi dobbiamo fare le cose che fanno bene all’Italia e agli italiani e farle coincidere se possibile con quelle che ci chiede l’Europa. E non il contrario”.

 

Alfano propone poi di valutare ogni norma che viene prodotta dal governo e dal Parlamento secondo un criterio di “impatto generazionale” da inserire in Costituzione: “il bisogno di equità tra generazioni è una delle questioni chiave della riforma delle pensioni. Dobbiamo pensare che ci sono lavoratori e pensionati che hanno ampie e legittime difese e che ci sono giovani che non possono andare in pensione a 80 anni perché altri ci vanno a 55”.

 

“I giovani - ribadisce - non possono essere abbandonati all’idea che le nostre scelte sono a tutela di chi c’è ora e che queste scelte cadono su di loro”.

 

“Abbiamo sempre detto con chiarezza che non avremmo scrittola manovra come l’ha scritta il governo. Sulle pensioni abbiamo fatto un lavoro insieme ad altre forze parlamentari per alleggerire un approccio troppo duro venuto fuori dalla prima versione del decreto, e i risultati ci sono stati. Io avrei calcato di più la mano sul contributo di solidarietà da parte delle pensioni d’oro, arrivando al 25%”.

 

E sottolinea “l’importanza dell’introduzione del fattore famiglia” con la modifica della tassa sulla casa introdotta dal governo. Un intervento fatto per “attenuare la dura botta che il governo aveva dato. È un provvedimento importante non solo sul piano della sostanza, ma anche su quello simbolico: non era possibile trattare allo stesso modo una casa abitata da sole due persone e una con una famiglia numerosa”.

 

In precedenza, Alfano ha partecipato ad un convegno organizzato da ‘Fare Italia’  presso il tempio di Adriano a Roma: “noi intendiamo rafforzare in Italia tutte quelle forze che hanno rappresentato negli anni passati la maggioranza e che restando divise fanno un favore alla sinistra. Dobbiamo verificare se ci siano le condizioni per ricostruire quell’area dei moderati facendo un’alleanza che non escluda nessuno”.

 

Il segretario pidiellino si è richiamato all’Europa dove “sono presenti due grandi famiglie una di sinistra (che non discende dalla tradizione comunista come in Italia) e una moderata. In Italia non possono esserci sempre giochini. La politica noi non la concepiamo come i mattoncini lego che si compongono e scompongono in varie forme. Noi non giochiamo con le passioni e gli ideali”.

 

“Dal prossimo week end si apre una grande stagione democratica in cui a scegliere saranno gli iscritti al partito. Io non voglio nominare nessuno, aspetto che mi arrivino a Roma i fax in cui mi si comunichino solo le scelte”.

 

E ancora: “gli attori del 14 dicembre sono diventati la componente minoritaria del Terzo polo quando invece potevano essere maggioritari nel primo polo. Inoltre i loro leader non sono destinati ad un fulgido destino visto che l’unico protagonista è Casini che votò coerentemente con il suo ingresso in Parlamento. Si sconta un errore politico e cioè l’aver messo a repentaglio il bipolarismo, chi ha compiuto questo errore sta pagando un prezzo alto che sfiora la scomparsa. Si è trattato di un grande errore – ha concluso - che si è propagato su tutta la coalizione di centrodestra”.

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