La salvezza dell’euro passa per la Banca Centrale
Dic 17th, 2011 | Di cc | Categoria: Politica
La strada che porta alla salvezza dell’euro ha un percorso obbligato: il nuovo ruolo della Banca Centrale Europea. Due cifre, meglio di ogni altro discorso, ci permettono di fotografare la situazione: nello stesso giorno, il Bund tedesco viene piazzato a un tasso d’interesse inferiore allo 0,30 per cento, il titolo di Stato italiano poco al di sotto del 6,50 per cento. Stesso giorno, stesso mercato globale, due Paesi che fanno parte della medesima area dell’euro toccano i rispettivi record del prezzo più basso e di quello più alto. E l’anno che sta arrivando non sara’ certamente piu’ facile, considerando che il nostro Paese dovrà emettere Bot, Cct e Btp per un valore di 150 miliardi di euro, tutti quanti concentrati nei primi quattro mesi del 2012.
Il rimedio indicato più volte dal Governo di centrodestra, e a suo tempo criticato con grande e inutile arroganza da molti commentatori della stampa quotidiana, prevede che siano assegnati anche alla Banca centrale di tutti gli europei gli stessi poteri che la Riserva Federale Usa ha nei confronti di tutti gli Stati americani: acquistare titoli di Stato ed effettuare le eventuali iniezioni di liquidità nel sistema.
Qui, su questo punto, si giocano con tutta probabilità le sorti definitive della moneta comune che finora, come ha ripetuto anche ieri il Presidente Berlusconi, non ha alle spalle l’appoggio di una vera e propria Banca centrale. Il guaio è che l’Italia si sta giocando, con correttezza, come deve fare, le proprie carte: dalle tre manovre del periodo primavera estate all’ultima in corso d’opera per le festività natalizie. E intanto la pressione fiscale è già salita al livello del 45 per cento, un dato che non lascia molti spiragli di ulteriori interventi per il futuro.
Ce la faranno i Paesi europei a convincere la Germania sulle loro buone intenzioni di rigore, mostrando il varo parlamentare rapido e concreto di manovre come l’attuale? Riuscirà il Governo tedesco a indirizzare l’opinione pubblica interna verso un necessario discorso globale di rilancio dell’economia di tutto il continente più che in una difesa a oltranza contro i rischi dell’inflazione? Sono questi gli interrogativi di fondo con i quali si chiude l’anno forse più difficile per la politica italiana e si apre un nuovo anno che ancora non induce affatto alla tranquillità. L’unica lezione che si può ricavare dal recente passato è quella di controllare attentamente e anche di favorire i percorsi di uscita dalla crisi, mantenendo pero’ sempre uno stretto contatto con gli elettori che saranno a suo tempo chiamati a dare nelle urne il giudizio che conta.