Riscoprire la novità liberatrice del perdono

Feb 29th, 2012 | Di cc | Categoria: Religione

Il messaggio di Cristo sul perdono fu rivoluzionario, a suo tempo, e continua a esserlo oggi. Comporta un cambiamento di modello rispetto all’“occhio per occhio, dente per dente” 1 . Nel messaggio cristiano, che rifonda nell’amore le relazioni umane, il perdono, come l’amore di Dio da cui nasce, non ha misura, non ammette limiti. Come debbo perdonare? Come Egli ci ha perdonato: “Quante volte dovrò perdonare? Fino a sette volte? Fino a settanta volte sette” 2 . Chi debbo perdonare? Tutti; infatti l’“amerai il prossimo tuo” 3 di Gesù amplia i termini e abbraccia ogni persona, compresi i nemici4 e qualsiasi atto offensivo. Si passa dal moderare la vendetta alla “logica dell’amore” 5 , l’atto positivo di amare chi ha offeso.

La misericordia e il perdono sono dichiarati nel Discorso della Montagna6 ; è realmente “tanto importante che è la sola [petizione delle Beatitudini] su cui il Signore torna sviluppandola” 7 in seguito. Viene anche sottolineata nel Padre Nostro8 . È un aspetto centrale del messaggio di Gesù9 , suggellato da uno dei suoi ultimi atti sulla terra, quando perdona la violenza mortale che viene esercitata contro di Lui10 .

Dobbiamo perdonare perché Dio ci ha perdonato per primo. Dobbiamo amare “come Egli ci ha amato” 11 . “Il perdono di Dio diventa nei nostri cuori sorgente inesauribile di perdono anche nei rapporti fra noi” 12 . Come Dio mi ha perdonato dalla Croce, essendo un “Amore che ama fino alla fine” 13 , così dobbiamo perdonare noi, anche noi fino alla fine.

 

Il perdono fa parte della misericordia divina e, come scrive San Giovanni Crisostomo, “niente ci fa somigliare tanto a Dio come l’essere sempre disposti a perdonare” 14 . Per questo chi perdona riflette con maggiore nitidezza l’immagine di Dio.

Perdonare significa dare un bene dopo aver ricevuto un male. È una maniera particolarmente efficace di donazione di sé stesso, che innalza la persona. Il perdono non lascia le cose come prima, ma una relazione risulterà rinnovata e in certo qual modo purificata e più profonda. Così la morte di Cristo sulla Croce rinnova ed eleva le relazioni di Dio con gli uomini e degli uomini tra loro. Fra la Croce e la Risurrezione c’è stato il perdono.

In ogni offesa veniamo aggrediti con un male che può far nascere in noi un altro male. Questo è veramente il male che ognuno deve superare. Il perdono elimina la ritorsione, placa la sensibilità e purifica la memoria. Per ciò che riguarda colui che è perdonato, il perdono lo rende capace di superare sia l’offesa commessa, sia la corresponsabilità nel nuovo peccato che potrebbe nascere nella persona offesa.

La volontà di perdonare e la sua accettazione fanno emergere la verità e la giustizia, “presupposti del perdono” 15 . Si sgombra il cammino con la chiusura delle ferite, e così la riconciliazione diventa possibile. Se vogliamo costruire una società veramente umana, uno dei mezzi dev’essere quello di ripristinare il perdono nella sua natura originaria.

 

Si tratta di un’autentica sfida, perché vi sono alcune culture nelle quali il messaggio del perdono non è ancora arrivato e vi sono società post-cristiane nelle quali il perdono è scomparso nei suoi tratti essenziali o è considerato una consolazione superficiale di tipo sentimental-religioso che aiuta a sopportare l’offesa subita. D’altra parte, perdonare può essere difficile e certe volte può apparire impossibile16 ; tuttavia, “nessuna comunità può sopravvivere senza il perdono” 17 .

Sembra come se oggi, duemila anni dopo la venuta di Cristo, e in modo simile a quello che è accaduto con il matrimonio, Dio dicesse: “Da principio non fu così” 18 . In un mondo segnato da conflitti, l’essere umano si rende conto di essere capace di fare qualcosa di meglio, la sua dignità di figlio di Dio reclama che si superi il ricorso alla vendetta, al risentimento e all’odio. Il dono di sé deve comprendere anche il processo di ripristino delle relazioni quando si sono interrotte o si sono guastate.

Tuttavia, dall’inizio degli anni Novanta del secolo scorso c’è anche un nuovo interesse per il perdono, una riscoperta19 . La causa risiede soprattutto nell’insieme delle conseguenze dovute ai conflitti armati, al terrorismo, alle violazioni della dignità della persona e dei diritti umani avvenuti negli ultimi decenni. La violenza in molti casi è ormai cessata, ma non così tutti i suoi effetti.

 

Nel tentativo di ricostruire la vita di alcune persone, i governi, le organizzazioni internazionali, le istituzioni, le comunità, ecc. hanno voluto dare risposte basate sulle sentenze dei tribunali, soprattutto condanne e risarcimenti economici. Ben presto si sono resi conto che, per poter arrivare a processi realmente risolutivi, le risposte dovevano interessare pienamente il livello più profondo della persona (quello stesso al quale era arrivata l’offesa). Si tratta del livello della dignità radicale di ogni essere umano. Al livello più intimo non si arriva solo con queste misure, che spesso riguardano più l’offensore e l’ordine sociale dello Stato che l’offeso, e che inoltre, spesso, sono insufficienti quando si riferiscono a offese irreparabili.

Non bastano allora, pur essendo necessari, i verdetti dei tribunali o i risarcimenti economici20 . La constatazione di tale insufficienza ha provocato negli ultimi anni un’importante evoluzione del diritto dei risarcimenti nell’ambito dei diritti umani. L’evoluzione consiste, fra gli altri aspetti, nel fatto che i risarcimenti cercano di dare risposte globali al danno causato, includendo, oltre a quelli economici, altri risarcimenti di diversa natura e portata21 .

Nell’ambito di queste nuove procedure sono sorti alcuni concetti, quali riconoscimento, verità, pentimento, trasformazione personale, nobilitazione, ricordo, guarigione del dolore, necessità di liberarsi della colpa o del desiderio di vendetta, dell’odio, ecc., tutti elementi che, oltrepassando gli schemi della giustizia umana, favoriscono il perdono, fino a quel momento dimenticato, quando non svalutato a causa del suo significato religioso22.

È attraverso questa via inattesa che riappare il perdono e la sua “novità liberatrice” 23 e curativa che attrae l’interesse di istituzioni, università e studiosi, che lo affrontano dal punto di vista psicologico, antropologico, religioso o sociologico, apportando approfondimenti e proponendolo non solo come soluzione dei grandi conflitti, ma anche come un mezzo al quale ricorrere nelle nostre relazioni quotidiane24 . “Chiedere e donare perdono è una via profondamente degna dell’uomo; talvolta è l’unica via per uscire da situazioni segnate da odi antichi e violenti” 25 .

Partendo da queste realtà e dalle nuove prospettive presenti nelle nostre società, proponiamo ora la figura di San Josemaría come un uomo che sapeva perdonare. Nelle sue considerazioni sul perdono e sul modo di praticarlo si notano alcuni aspetti più marcati, che serviranno da ordito per questo studio.

 

Prima di ogni altra cosa, appare evidente una carità vissuta in grado eroico. Poi, il messaggio della chiamata universale alla santità, soprattutto la concatenazione tra mentalità laicale, libertà, comprensione e perdono, e la ripercussione nei rapporti individuali e sociali. In terzo luogo, le contrarietà che dovette superare durante l’intera vita, principalmente sotto forma di calunnie e incomprensioni. Qui ci soffermeremo su alcuni aspetti dell’omelia “Il rispetto cristiano per la persona e per la sua libertà” 26 che, fra i testi di San Josemaría già pubblicati, è quello che tratta con una messa a fuoco più ampia e generale la questione delle incomprensioni e delle ingiustizie tra gli uomini27 .

Successivamente, in base ad alcune testimonianze di coloro che l’hanno conosciuto, analizzeremo ognuno degli atteggiamenti che adottava in caso di offese.

È stato anche un uomo attento alle coordinate storiche, culturali e intellettuali del XX secolo e, oltretutto, si vide coinvolto nella guerra civile spagnola. Non rientra nel programma del nostro studio l’analisi dell’epoca di quella contesa, e più in generale il contesto del XX secolo in cui visse, un secolo di conflitti armati e di violenza. C’è invece da dire, perché conferma la coerenza della sua carità, che ha sempre conservato la stessa disposizione di cercare il perdono e la riconciliazione tra le persone, senza eccezioni al comandamento della carità, per quanto straordinarie fossero le situazioni28 .

Chiuderemo lo studio con un riferimento alla pratica del perdono nella società contemporanea e alla cultura della pace.

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