Non vado di fretta, di Valeria Venturi

Mar 27th, 2012 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura

Cosa vogliamo da un libro? Imparare, provare emozioni, entrare in contatto coi personaggi, amarli. Ma anche rivivere le loro storie. Perché la magia del libro è questa: ci permette di fingere di essere noi i suoi protagonisti, di vivere in prima persona i loro sentimenti e le loro esperienze. E se stiamo bene con loro, staremo bene anche in loro.

Questo è l’aspetto che mi è piaciuto di più del romanzo: poter entrare nei panni di Gianluca, nella sua vita e impossessarmi delle sue esperienze. E così ci sembra non di aver letto un libro, ma di averlo vissuto.
L’introduzione era necessaria al fine di chiarire il mio commento al romanzo. Un romanzo che affronta, con semplicità e con passione, il tema dell’adolescenza, dell’amore e del conflitto, della crescita e della difficoltà di cambiare se stessi. Un romanzo che racconta e che, al tempo stesso, insegna.

Gianluca e Francesca sono i due protagonisti. Li vediamo bambini, che giocano nelle pozzanghere e sperimentano la semplicità e la spontaneità dell’amicizia; li vediamo adolescenti, alle prese col difficile sentimento dell’amore: è l’età delle passioni, del bisogno di una presenza fisica accanto, delle speranze, ma è anche l’età dei contrasti, delle insicurezze, dei conflitti, con se stessi e con gli altri; e li vediamo infine adulti, quando le necessità della vita dominano sulle passioni, le aspirazioni sui sentimenti, quando le scelte sono ormai compiute e gli istinti devono arrendersi alla realtà, fuggire dalle illusioni e dai sogni, permessi solo da un’età libera da responsabilità e costrizioni, come l’adolescenza. La storia è narrata da due punti di vista diversi. Sottoforma di diario o di lettera, la narrazione è ripresa, in modo alternato, da entrambi i protagonisti, che ci raccontano la propria versione degli eventi, mettendo a nudo emozioni, pensieri, disagi, sentimenti. Gelosia, amore, odio, paura. Paura di crescere, paura di perdere il passato, di perdersi. E voglia di andare piano, di assaporare la vita in ogni suo aspetto: vivere fino in fondo tutto quello che essa ci regala, pur soffrendo la mancanza di tutto ciò di cui essa ci priva. Ed io che sono stata brava a sbagliare fino ad ora, mi chiedo cosa voglio fare della mia vita e cosa cerco ora, poi mi dico che tanto non vado di fretta e riprendo a camminare. Anche perché nulla di quello che abbiamo vissuto, gioie o errori, è veramente vano. Dentro di noi conserviamo ogni esperienza, ogni emozione. Lei è ancora legata alla mia anima, è in me con un sorriso, con pace, senza struggimento, ed è il modo più giusto, più bello, più ricco di esserle accanto.

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