Primi dubbi sullo scudo anti-spread
Lug 4th, 2012 | Di cc | Categoria: Politica
Messa in archivio l’apparente battuta d’arresto della Merkel, la parte dei cattivi tocca ora ai due più fedeli alleati della Germania Federale: la Finlandia e l’Olanda che appena un giorno dopo la chiusura del vertice di Bruxelles hanno ricominciato a puntare i piedi. La tesi dei “duri” dell’Unione Europea è che non si possono fare sconti sullo scudo che difende i debiti sovrani: per ogni intervento occorre l’autorizzazione della Banca Centrale Europea e della commissione di Bruxelles e di chi più ne ha più ne metta. Il motivo è evidente: il Meccanismo di Stabilità Finanziaria europea, il cosiddetto Esm, non possiede così tante risorse da fare fronte a richieste continuative. In totale, la dotazione è di circa 500 miliardi di euro che si aggiungono ai 240 miliardi avanzati dalla precedente gestione del Fondo per la Stabilità Finanziaria, FSF, che già difese più volte l’Irlanda e il Portogallo.
L’esiguità delle risorse, l’introduzione di procedimenti burocratici tesi a rallentare i tempi di intervento, l’atteggiamento oltranzista di quei paesi sostenitori del rigore e che godono ancora della classifica con le tre “A”: sono questi i motivi che hanno fatto sospettare a più di un esperto che il vertice di Bruxelles abbia registrato una vittoria di Pirro per l’Italia e la Spagna. Ma anche questo non è del tutto vero. Il risultato presenta luci ed ombre, anche se resta l’interrogativo di fondo non solo sulla consistenza delle risorse future destinate ai salvataggi, ma anche sul fatto che molti paesi, tra i quali il nostro, quei miliardi li devono ancora versare a tutt’oggi.
L’ostilità dei paesi del rigore si è comunque attenuata nei confronti della Spagna. Tutti hanno capito che non si poteva lasciare finire nel baratro il sistema bancario spagnolo, perché mai Madrid avrebbe potuto versare da sola i 100 miliardi di euro necessari per rimettere a posto la situazione. Anche qui vale il principio del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto e si potrà vedere soltanto nei prossimi giorni se la speculazione internazionale abbia preferito mettersi alla finestra per poi rientrare in gioco o se sia stata convinta davvero dalle buone intenzioni di difesa del debito dell’intera Unione Europea.
In ogni caso, la vicenda di Bruxelles ci ha mostrato ancora una volta i nostri media completamente tesi all’esultanza e all’orgoglio, quando invece la prudenza, almeno nella difficile materia finanziaria, dovrebbe essere d’obbligo. Gli ottimisti anzi, i super ottimisti, gli esaltatori della vigilia sono stati smentiti, in poche ore, dai molti dubbi del Wall Street Journal e del Financial Times.