Non tutti gli indagati sono uguali

Lug 4th, 2012 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

La notizia dell’indagine aperta dalla Procura di Biella sul ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera per reati fiscali, è passata quasi del tutto sotto silenzio. Nessuna reazione, nessun chiasso mediatico, nessuna perentoria richiesta di dimissioni da parte delle opposizioni.

 

Sembra, insomma, di essere finalmente un Paese normale, in cui un avviso di garanzia non diventa automaticamente una condanna definitiva e in cui il principio costituzionale di non colpevolezza prevale sulla fretta giacobina dei plotoni d’esecuzione giudiziari.

 

Eppure, l’ex amministratore delegato di Intesa Sanpaolo è sospettato di “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici” e di dichiarazione infedele in merito ad alcune operazioni di arbitraggio fiscale internazionale compiute tra il 2006 e il 2007 da una ex controllata del gruppo Intesa. Un’accusa non certo lieve per un esponente ancorché tecnico dell’esecutivo nazionale, simile peraltro a quella che poche settimane fa ha provocato le dimissioni di un sottosegretario dello stesso governo Monti.

 

Noi, garantisti da sempre, non saremo tra coloro che chiedono le dimissioni di un ministro per un semplice avviso di garanzia. Verremmo meno ai nostri princìpi, e non lo faremo mai. Ma non possiamo chiudere entrambi gli occhi sul diverso trattamento che la grande stampa nazionale sta riservando, ad esempio, nei confronti del governatore lombardo Formigoni, entrato in uno spietato tritacarne mediatico ancora prima di risultare indagato dalla Procura di Milano per una vicenda, ovviamente, tutta da provare. Le richieste di dimissioni, in questo caso, sono piovute come chicchi di grandine, senza se e senza ma. Cosa che a Passera è stata risparmiata: sulla sua vicenda giudiziaria è infatti scesa una cortina di silenzio, una rispettosa disattenzione che ha messo in secondo piano anche quel sacro diritto di cronaca dietro il cui usbergo il giornalismo italiano ha triturato la vita di troppe persone, da Tangentopoli in poi.

 

Eppure, il ruolo chiave del superministro dello Sviluppo economico imporrebbe almeno un chiarimento in tempi rapidissimi, perché chi lo ricopre deve essere esente dal sospetto di aver truffato il fisco per milioni di euro. Non tentiamo neanche di immaginare cosa si sarebbe scatenato se un’accusa simile avesse anche solo sfiorato Berlusconi, quante domande perentorie gli sarebbero state poste, quanti marchi di infamia gli sarebbero stati appiccicati. A lui che, a conti fatti, è il pluri-indagato più assolto del mondo.

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