Gli scheletri negli armadi della CIA

Lug 23rd, 2009 | Di cc | Categoria: Esteri

L’inchiesta del Washington Post sulle pratiche di interrogatorio nei confronti dei prigionieri sospettati di terrorismo.

L’inchiesta del Washington Post di questi ultimi giorni sta scioccando l’America ed il mondo intero. Sotto accusa sono i metodi di interrogatorio usati dalla CIA, all’indomani dell’11 settembre, nei confronti dei sospetti terroristi, catturati e detenuti nelle prigioni statunitensi di Iraq, Pakistan, Afghanistan e nella tristemente famosa Guantanamo, a Cuba.

Il quotidiano americano sostiene che la causa di queste metodologie, che travalicano ogni umanità per sconfinare nel territorio delle vere e proprie torture, risieda nel panico del post-11 settembre che ha messo in luce per la prima volta la vulnerabilità americana e il fallimento della stessa CIA nel prevedere questa tragedia.

Non è tutto. Secondo l’inchiesta, letale sarebbe stata la commistione tra funzionari di governo e agenzie private di sicurezza nelle quali sono presenti ex agenti governativi che, svincolatisi così da ogni codice etico, si sono resi protagonisti di pratiche disumane sui prigionieri.

Queste consistevano nel “waterboarding”, un finto annegamento per strappare informazioni, nella privazione del sonno e nel sequestro forzato in piccole scatole di legno. Altre pratiche erano le percosse e il tenere i prigionieri nell’acqua ghiacciata fino a farli sfiorare l’ipotermia, una tortura già riconosciuta al processo di Norimberga come crimine di guerra.

L’imperativo della “guerra al terrore” di George W. Bush ha sembrato voler giustificare queste atrocità, emerse già sei anni fa nel corso dello scandalo delle torture nella prigione di Abu Graib.

L’ Amministrazione Obama sta già cercando di ridefinire i limiti e le responsabilità della CIA, togliendole il monopolio dei futuri interrogatori senza, tuttavia, abbassare la guardia nei confronti del terrorismo.

La lotta al terrorismo, infatti, pur restando la priorità assoluta per gli Stati Uniti, non può comportare la violazione di quei principi di dignità umana,a difesa dei quali proprio gli USA hanno sempre sostenuto di volersi erigere.

 

 

Matteo Perrottelli

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