Lo spread arriva a cinquecento
Lug 17th, 2012 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
Prima il Fondo monetario che esprime con franchezza quasi brutale tutti i propri dubbi sulla mancanza di crescita dell’intera Europa e in particolare della nostra economia, ormai in fase piena di recessione. Poi l’agenzia Moody’s che continua nella sua operazione distruttiva mandando a fondo le dieci principali banche italiane, tra le quali Unicredit e Intesa, il nostro intero Ghota finanziario, con un giudizio negativo. La stessa agenzia completa il guaio bocciando addirittura 23 enti locali del nostro Paese, non soltanto i centri del meridione più dissestati ma anche la prospera Milano, la capitale economica e finanziaria indiscussa.
La situazione finanziaria e quella politica mostrano un grado molto elevato di confusione, ma il dato più preoccupante resta quello dello “spread” vale a dire del divario tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi. L’indice è pochissimo lontano dalla terribile quota “500” (che indica un rapporto di forze pari a 5 a 1 tra la Germania Federale e noi) mentre il Tesoro dalle casse dello Stato deve sborsare adesso addirittura il 6,10 per cento di interessi annui se vuole trovare acquirenti per le nuove emissioni di Buoni del Tesoro a media e a lunga scadenza.
Meno male che i “media” italiani si dimostrano patriottici verso il Governo dei professori, per cui non si viene ogni cinque minuti annientati dai lamenti delle prefiche come accadeva ai tempi del Governo di centrodestra. La responsabilità della crisi è oggi come allora globale e consiste nei mancati poteri di coordinamento e di controllo della Banca Centrale Europea oltre che nella mancata immissione di liquidità nel sistema ovvero di una serie di euroobbligazioni garantite in maniera comune da tutti e 27 i “soci” dell’Unione Europea. Chiarito questo dato di fatto, nasce il problema di come prepararsi ad un’estate che si annuncia difficile per l’euro che intanto è sceso anche sotto il livello di 1,20 contro il dollaro statunitense.
Per il momento il Governo esclude l’intenzione di ricorrere allo “scudo” contro la speculazione. Ma il rimedio uscito al termine dell’ultimo vertice di Bruxelles potrebbe venire utile nel corso di un eventuale e successivo attacco, considerando anche il persistente atteggiamento negativo delle agenzie internazionali di “rating” e i dubbi del Fondo Monetario.