Maggioranza PD alla Camera, caos al Senato

Feb 27th, 2013 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

Elezioni: Movimento 5 stelle primo partito, i risultati del Senato decretano l’ingovernabilità.

 

Ingovernabilità. E’ questo lo spettro che aleggia sul risultato della tornata elettorale: se alla Camera dei deputati il PD di Bersani riesce a ottenere il premio di maggioranza, anche se soltanto grazie all’alleanza con Sel di Vendola, lo stesso non si può dire al Senato, dove il “magic number” di 158 senatori necessario a garantire la maggioranza assoluta non può essere raggiunto da nessuna coalizione. A meno di grandi intese, che oggi appaiono improbabili.

I dati.   Il Partito democratico, dato come vincente nei sondaggi e negli exit-pool, esce ridimensionato: come detto, se alla Camera la legge elettorale garantisce un premio di maggioranza alla coalizione vincente,340 i seggi ottenuti, al Senato Bersani viene sconfitto dall’alleanza di centro-destra, 113 a 116 seggi, numeri che tuttavia non garantirebbero la governabilità.

Esulta invece il centro-destra, fino a qualche settimana fa attestato su percentuali inferiori al 20%: Berlusconi, grazie a una campagna elettorale condotta su temi caldi quali eccessiva pressione fiscale( rimborso IMU ) e crescita economica in luogo del disastroso rigore montiano,  raggiunge il 29,1% alla Camera,124 seggi, e al Senato ottiene il maggior numero di seggi, 116.

Delusione invece nella coalizione centrista a sostegno di Mario Monti: alla Camera l’ex premier ottiene il 10,5% dei voti e 45seggi, al Senato invece 18. Percentuali che si traducono in esclusioni eccellenti: se Casini riesce a conquistare per un soffio un seggio al Senato, resta fuori dal parlamento l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini. Obbiettivo mancato per il Professore, ovvero quello di risultare decisivo e fondamentale nell’ottica di possibili alleanze post elettorali.

Il vero vincitore tuttavia è il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo che realizza un’exploit superiore addirittura a quello di Forza Italia nel ’94: alla Camera infatti raccoglie il 25,55% dei voti, 108 seggi e primo partito in Italia, mentre al Senato si attesta al 23,79% con 54 seggi. Grillo ha voluto subito chiarire la posizione del Movimento circa le ipotesi di un’alleanza di  responsabilità nazionale con il PD: «Non faremo inciuci, in Parlamento daremo scappellotti a tutti» .

Fuori dal parlamento gli altri protagonisti della tornata elettorale, Antonio Ingroia con il suo partito “Rivoluzione civile” , e “Fare per fermare il declino” di Oscar Giannino: 2,2 % e 1,1% , percentuali non sufficienti a superare la soglia di sbarramento del 4% utile per l’ingresso in parlamento.

 

Raffaele Boccia

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