Democrazia e supponenza

Mag 7th, 2013 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

Adesso il Governo è pronto per governare. Almeno dovrebbe esserlo se non si perde in rivoli di polemiche e ipocrite discussioni. Abbiamo già visto come al primo ostacolo, l’Imu, l’architettura tenuta insieme dal collante Napolitano stia vacillando, siamo poi passati alla polemica sulle deleghe alla Biancofiore e infine siamo giunti al contrasto sulla presidenza della Convenzione. Tutti ostacoli che, di fatto, stanno manifestando la fragilità di una compagine che non ha alternative, fragilità che rischia di creare uno stallo tale da far saltare il banco. Poco importa se con esso salta il Paese.

Ma andiamo per ordine. L’abolizione dell’Imu è un cavallo di battaglia del PdL, un punto sul quale il Centrodestra non ha alcuna intenzione di cedere. Almeno nelle dichiarazioni. Sì, perché sebbene tutti siano coscienti che questa tassa deve cambiare, soprattutto per la prima casa, altrettanto bene si sa che la restituzione di quanto pagato è praticamente impossibile.

E allora occorre un po’di manfrina per trovare l’accordo sulla soppressione dell’imposta per la prima abitazione e un appesantimento per le proprietà eccedenti magari con qualche correttivo.  

Altro non potrà essere in quanto il PdL mai accetterà nulla di diverso e il Pd mai consentirà il rimborso. Fermo restando che poi rimarrebbe il problema di cercare ulteriori risorse atte a coprire la spesa.

Deleghe alla Biancofiore. Questo è una complicazione che poteva benissimo essere evitata in quanto le posizioni dell’esponente PdL erano ben note, come pure altrettanto conosciute sono i privilegi che alcuni settori intendono imporre nascondendosi dietro l’alibi dell’omofobia.  

E’ vero che ancora esistono alcune questioni legate alla sessualità, ma l’Italia non è certo un Paese nel quale regna l’omofobia, né tanto meno è ipotizzabile che la Biancofiore avrebbe potuto, laddove lo avesse voluto, impedire le discussioni sul tema.

E veniamo alla Presidenza della Convenzione, cioè di quell’organismo che dovrà metter mano alla Costituzione.  

Berlusconi ne rivendica l’investitura ritenendo che gli sia dovuta in qualità del ruolo di guida riconosciuta di un Centrodestra che invece di tornare alle urne come avrebbe potuto, forte dei sondaggi positivi, ha da subito messo a disposizione il proprio peso politico (e numerico) per cercare soluzioni di larghe intese e consentire di mettere mano alle riforme. Ma il Cavaliere, come gli capita spesso quando è fermamente convinto di qualcosa, ha esternato il proprio convincimento a voce alta. Da qui l’insorgere di una parte del PD che ritiene tale evenienza un qualcosa da evitare ad ogni costo.

E su questa questione occorre riflettere con attenzione.

Se, da un lato, pesa il desiderio di qualche storico esponente di sinistra a voler sedere a capo della Convenzione, dall’altro c’è l’argomento della “impresentabilità” che adesso appare ridicolo e persino offensivo per gli elettori del Centrodestra.

Infatti, se volessimo seguire la logica dell’impresentabilità di Berlusconi, allora gli si dovrebbe interdire non solo la presidenza della Convenzione, ma addirittura la partecipazione all’Organismo. Cosa questa che obiettivamente non sta ne in cielo ne in terra!

Stiamo infatti parlando di un signore il quale – piaccia o no – ha creato e rappresenta un partito che vale dieci milioni di voti e nessuno ha il diritto di giudicare gli elettori del PdL come una massa d’incoscienti, masochisti o conniventi.  

E dunque, in un contesto nel quale il Presidente della Repubblica è rimasto al suo posto perché gli è stato chiesto dai maggiori esponenti dell’attuale maggioranza (compreso Berlusconi), ha bacchettato tutte le compagini parlamentari invitandole, anzi imponendole, di cambiar registro, e infine ha legittimato il Governo attuale ringraziando per la disponibilità al compromesso i più alti rappresentanti dei partiti interessati (compreso Berlusconi), che senso ha descrivere il Cavaliere come un appestato politico?

E ancora, con chi ha condiviso il PD l’esigenza di chiedere l’intervento del Presidente? Con chi ha trattato per la nascita di questo Governo? Con chi ha determinato il delicato equilibrio delle cariche ministeriali e dei sottosegretari? Con chi Letta, Primo Ministro e Vicesegretario del PD, dovrà decidere le prossime mosse per tirare fuori l’Italia dalle paludi?

E allora di quale legittimazione ha necessità Silvio Berlusconi? Qui bisogna salvare la gente che fa sempre più fatica a tirare avanti. Occorre trovare soluzioni idonee a far ripartire un Paese che rischia altrimenti un tracollo sociale prima che economico-finanziario.

Appare pertanto evidente che la questione è limitata al voler tenere aperta una stagione fatta di violenta contrapposizione. La supponenza e il sentirsi superiori per un non meglio identificato diritto divino non rende e non serve, le patenti di legittimità le concede solo il popolo, e questo si esprime attraverso il voto. E voto, comunque, c’è stato!

Edoardo Barra

 

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