La deriva.

Set 26th, 2015 | Di cc | Categoria: Politica

di Edoardo Barra

 

C’è da essere preoccupati. Ma preoccupati sul serio. Quello che sta avvenendo in Italia è un qualcosa da analizzare con attenzione, prudenza e molta, ma molta accortezza. Siamo in presenza di una escalation di segnali da guardare in prospettiva, dove le parole e le tempistiche hanno un senso e potrebbero non essere casuali.

In pochi mesi lo scenario politico è fortemente mutato. L’avvento del Matteo nazionale ha segnato un momento di non ritorno. Molti si erano illusi (e forse tanti lo sono ancora)  che fosse giunto il tanto atteso cambiamento: la finestra si era aperta e una ventata di vento vigoroso poteva riportare luce e aria nelle stanze buie del potere. Questo raccontavano buona parte dei mass media, impegnati a demolire l’immagine del vecchio Premier che aveva osato, un paio di decenni prima, opporsi a qualcosa che sembrava ineluttabile. Ma era passato sotto traccia, o nel peggiore dei casi con lo stesso sorriso con il quale s’accompagna una simpatica monellata, il modo con cui il prode Matteo aveva agguantato il potere. Tutto deciso in una direzione di partito, Premier e Segretario insieme. E lentamente, ma in maniera costante la macchina della propaganda ha cominciato a produrre i suoi effetti. Abile nell’utilizzare i social, capace di raggiungere l’animo di un popolo esasperato e spaventato da una crisi che stritola le speranze, il ragazzo si è subito mostrato astuto nell’intercettare quello che la gente voleva sentire. Dietro di lui un poderoso meccanismo ha quindi cominciato a muoversi, un meccanismo poco appariscente ma capace di produrre un possente sostegno economico ed occupare influenti posti di potere, fatto di persone legate tra loro, finanzieri e personaggi spesso nell’ombra. La Fondazione, la Leopolda, il Giglio magico. Uomini e donne ad essi collegati ricoprono o vanno a ricoprire in poco tempo incarichi determinanti anche se poco appariscenti. Una struttura complessa che, coperta dal manto della storia del maggior partito della sinistra, produce interventi che, a conti fatti, generano molti effetti scenici, frutti per pochi e scarsi risultati per il Paese. Non è il Parlamento a decidere, non è il volere del Popolo a determinare le cose. No, tutto è limitato nell’ambito di una schiera ristretta, risoluta nel conquistare il potere relegando le istituzioni stesse a comprimari del tutto irrilevanti. Il Partito della Nazione è il disegno strategico verso cui si muove il Matteo nazionale e chi gli sta alle spalle. Ma per concretizzarlo è necessario attirarsi le simpatie dei salotti che contano, di quella elite forte che può orientare e decidere. E così, dopo gli ottanta euro dati in pasto alla folla il cui costo complessivo avrebbe invece potuto imprimere un forte impulso al mercato del lavoro, nasce la necessità di dare segnali che indichino ai nuovi simpatizzanti di non essere sordo alle loro esigenze. Si comincia in tal modo l’azione chirurgica tesa a cancellare una serie di diritti acquisiti. Un’operazione fatta passare come una sorta di spinta verso la modernità. Via, di fatto, l’art.18, eliminando sacrosante prerogative conquistate con lotte e sacrifici. Ecco l’attacco continuo ai Sindacati arrivando sino a teorizzare il Sindacato unico che risponde alle logiche del Premier. A tale proposito, se qualcuno ricorda, ci fu un ventennio in cui le cose funzionavano più o meno così! Ma la pseudo-teoria della modernizzazione renziana del Paese si spinge ben oltre. La Sanità deve essere economicamente più valida? E allora non tocchiamo le spese folli delle varie strutture, no, cancelliamo la possibilità di fare le analisi e magari multiamo i medici che le ritengono necessari per i pazienti.  Qualcuno potrebbe obiettare che l’art. 32 della Costituzione dice che lo Stato deve garantire la salute ai cittadini… la Costituzione? Una carta superata che va ridisegnata. Vedi le Province, vedi il Senato. Non abolito come sarebbe stato forse discutibile, ma del tutto comprensibile, bensì una sorta di pasticcio che di fatto nega ai cittadini il voto diretto per una Camera che pur perdendo tutte le prerogative legislative mantiene una serie di responsabilità e, soprattutto, la struttura e i costi milionari che occorrono per mantenerla. Un Senato di nominati. E fa tristezza la minoranza del PD che vorrebbe far passare per propria vittoria una irrilevante modifica di facciata. E poi la legge elettorale con l’idea di un premio di maggioranza al partito che raggiunge un certo quorum (tra i votanti!!!), una sorta di legge truffa che garantirebbe il potere assoluto al dux di turno. Per non parlare delle uscite del Matteo nazionale relative alla convocazione delle Camere (prerogativa questa del capo dello Stato) e alle velate minacce al Presidente Grasso circa le procedure da adottare nella discussione al Senato. E infine l’attacco ai mass media che non rispondono così come vorrebbe il Giglio magico ai comandi del capo. Persino due trasmissioni come Ballarò e Di Martedì, che di certo non brillano per attacchi al Premier, sono messe sotto accusa. E come sottacere i passaggi di casacca e di verso politico? Verdini crea addirittura una formazione per favorire le migrazioni verso il polo renziano.

Insomma un quadro politico inquietante in cui necessita con urgenza che il Popolo e il Parlamento  riprendano il ruolo centrale che la Costituzione e la storia gli riconosce così come è assolutamente doveroso che tutte le forze che non s’identificano nel progetto del Partito della Nazione reagiscano, e al più presto, a questa deriva autoritaria. In alternativa c’è il rischio che un giorno il Paese si svegli e trovi finestre sprangate e aria razionata.

Edoardo Barra

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