I fantasmi della sinistra

Feb 26th, 2017 | Di cc | Categoria: Politica

di Edoardo Barra

 

Di fatto quello a cui stiamo assistendo è lo sgretolamento non solo del PD, ma del sogno di fondere ideologie diverse sull’altare d’interessi comuni, scimmiottando realtà molto distanti da noi, per storia e per cultura. Il Partito Democratico, nato dal relativamente breve processo di disgregazione della Democrazia Cristina e dal tentativo del maggior partito della sinistra europea di scappare da un retaggio, quello comunista, troppo ingombrante per l’epoca, dopo dieci anni ha mostrato tutti limiti e le proprie incongruenze. Renzi è stato il notaio che, grazie ad un’ambigua azione politica, ha suggellato la fine del miraggio, squarciando un sipario dietro al quale si confrontano visioni tanto distanti da non poter più convivere sotto la stessa bandiera. L’illusione era rappresentata dall’idea che il tempo avrebbe reso tollerabile la convivenza sino ad arrivare alla fusione tra ideologia e credo, dando origine ad una nuova formazione moderata, limitatamente riformista, modicamente credente, molto essenziale. Si è invece creato un partito povero di tutto che appena ha perso l’unico vero collante che aveva, l’antiberlusconismo, si sta liquefacendo sotto il sole freddo di giovanotti senza idee ma ricchi di amici e di slogan.

Le differenze si sono così mostrate in tutta la propria drammatica evidenza. La parte che maggiormente si richiama alla tradizione di sinistra ormai non sopporta più l’equilibrismo proprio della gens che deriva dalla specie democristiana. D’altro canto la parte più centrista del PD ha sempre guardato come frangia da limitare quelli che rivolgendosi ai colleghi di partito ancora usavano o cercavano di farlo il termine “compagno”.

L’avvento di Renzi, avvenuto sotto la spinta emotiva di una tornata elettorale segnata da una non vittoria, con l’amaro di un incarico a Bersani sprofondato sotto i colpi streeming dei grillini è stato il punto di non ritorno.

Renzi non è certo un uomo di sinistra ne lo sarà mai. Del sottobosco democristiano ha tutte le peggiori caratteristiche basta pensare al  famoso “Enrico stai sereno” rivolto a Letta poco tempo prima di abbatterlo dalla poltrona di Primo Ministro, alle mille promesse fatte e mai mantenute, alle riforme tipo Jobs Act, sino ad arrivare al “se perdo il referendum lascio la politica”. Queste cose hanno segnato l’articolata realtà del Partito Democratico e appena “l’uomo solo al comando” è stato un po’ meno al comando tutte le incongruenze di una convivenza forzata sono scoppiate.

Renzi, adesso, è lui stesso ostaggio di correnti interne e in balia di una sconosciuta incertezza. Una parte, quella più insofferente è uscita dal partito con l’intento di recuperare parte delle proprie tradizioni. Speranza, Rossi, Errani, Bersani, D’Alema sono l’espressione della volontà di diversificare la propria azione da quella troppo marcatamente centrista del PD, definita in modo conciso da Errani come “deriva del partito”. Un’altra parte, quella rappresentata da Emiliano, Orlando, Cuperlo e altri ancora in ombra, anch’essi in preda ad una forte insofferenza verso la politica renziana hanno deciso di rimanere nel partito ma opponendosi in maniera decisa a quello che una volta voleva essere il rottamatore. E a fianco dell’ex segretario rimane quella parte del partito terrorizzata dal rischio di un nuovo fallimento e l’area che fa capo a Franceschini, il vero uomo forte del PD, un democristiano doc che conosce l’arte e i segreti del potere. Renzi avrà pure il suo giglio magico ma Franceschini ha la chiave della finestra da cui può arrivare il sole necessario alla sopravvivenza. In tutto ciò oltre alla formazione di Speranza & C. “Democratici e Progressisti” sempre dalla stessa parte dell’emiciclo parlamentare è da poco nata anche “Sinistra Italiana” che racchiude quella che una volta si sarebbe definita l’estrema sinistra.

Insomma un panorama in evoluzione per non dire in confusione anche perché c’è una cosa che salta agli occhi ed è la mancanza di un termine che per questa sinistra italiana pare rappresenti un fantasma da non evocare e da tenere lontano. La parola socialismo che dovrebbe racchiudere il proprio patrimonio storico e culturale appare bandita come se ci si vergognasse di una storia - con la quale si può essere in sintonia o meno - comunque carica di significati e di lotte e di cui si fa parte. Non è certo una questione di termini, ma forse è proprio questa paura di ritrovare se stessa, nelle proprie radici e nei propri valori la vera crisi della sinistra. Una crisi dalla quale possono nascere gigli che si credono sequoie e partiti senza identità preda di cacciatori di potere e di giovani notabili dagli abiti moderni ma dall’animo in vendita. Un’ambiguità il cui prezzo lo paga il nostro Paese.

 

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