Che tatu-aggio fatto?

Mag 17th, 2017 | Di cc | Categoria: Spazio ai Ragazzi

Con l’arrivo del caldo e della bella stagione si ritorna a scoprirsi e molti valutano l’idea di farsi fare un tatuaggio…

Proprio in questi giorni (12-13-14 maggio) si è tenuto a Napoli l’International Tattoo Fest, che ha visto partecipare oltre 300 tatuatori da tutto il mondo. Un gran numero di appassionati e curiosi hanno così affollato i viali della Mostra d’Oltremare per osservare da vicino i grandi artisti del tattoo e capire meglio cosa voglia dire fare un tatuaggio.

A detta di alcuni tatuatori, dopo il boom nella seconda metà degli anni 90’ il tatuaggio ha perso molte delle valenze culturali/simboliche che lo contraddistinguevano in passato ed è diventato quasi prevalentemente un accessorio di moda: qualcosa per “ornare” il proprio corpo, qualcosa da mostrare, ostentare… …un po’ come un qualsiasi capo di abbigliamento, monile, o accessorio.

Senza voler necessariamente approfondire tutta la storia del tatuaggio dalle sue origini (nella Preistoria) ad oggi, basterebbe ricordare che nelle culture di provenienza aveva valenze sociali, rituali e talvolta magiche e terapeutiche. Pertanto, anche solo dal punto di vista culturale, andrebbe affrontato con un certo rispetto… …Nella nostra cultura edonistica invece, dove tutto è diventato “consumo usa e getta”, volto al vivere l’immediato senza curarsi del dopo, una moltitudine di persone, ogni anno, di questi periodi affolla le botteghe dei tatuatori snocciolando il solito elenco di richieste “indecenti”:

“mi fai vedere un catalogo, così ne scelgo uno e me lo modifichi?”

“ne voglio uno piccolo, che se mi scoccio non è un gran danno!”

“mi voglio tatuare il nome della ragazza/o” (e dopo 1 mese) “mi copri il nome del mio/a Ex?”

…e poi, tutti felici e gaudenti a girare con gli arti incellophanati o fasciati… (L’ostentazione inizia già da lì…)

In realtà, onde evitare di ritrovarsi tra qualche anno a pentirsi di una o più “macchie di colore sulla pelle”, prima di fare un tatuaggio bisognerebbe valutare bene alcuni fattori:

- Il motivo: se davvero scegliamo di fare un tatuaggio per segnare un momento importante della nostra vita, o comunque se c’è una forte motivazione, sarà più difficile pentirsene dopo, perché sarà legato a qualcosa di importante…

- Tenere presente che la pelle si muove, cambia, si modifica e con esso l’inchiostro del disegno. Alcune zone del corpo sono più stabili, altre invece, essendo più soggette a movimento (come le giunture) tendono a reggere meno bene l’inchiostro. Stesso discorso vale per i colori che tenderanno a sbiadire e richiederanno una “ripassata” ogni tanto. Il tratto scuro, per quanto più duraturo, negli anni si spande, si allarga, e quelli più sottili tendono a svanire, quindi un tatuaggio troppo piccolo o con dettagli troppo minuti potrebbe non reggere la prova del tempo.

- La coerenza di stili e zone: una marea di tanti tatuaggi tutti differenti tra loro e sparsi qua e là, più che dare l’idea di un’opera d’arte o di una vita vissuta intensamente, richiamano quella fortemente travagliata dei frigoriferi sui quali i bimbi attaccano tutti gli adesivi che trovano nelle merendine…

- I tatuaggi sono indelebili, e le famose “tecniche laser” di cui si parla, possono dissolvere buona parte del pigmento, ma lasceranno sempre un alone di colore sotto pelle.

- Il tatuaggio è come una piccola ferita e va curato come tale: tenendolo a riparo da sporcizia, sole, sudore: la maggior parte delle cose a cui lo si espone quando li facciamo realizzare di questi tempi. Il periodo ideale per i tatuaggi sarebbe quello invernale, in modo che abbia tutto il tempo di rimarginarsi e stabilizzarsi, arrivando così al meglio “all’appuntamento estivo”, ed evitare di ritrovarsi davanti lo specchio tra qualche anno a domandarsi ma “che tatu-aggio fatto”???

Gabriele Gulia

Lascia un commento

Devi essere Autenticato per scrivere un commento