“REATO TORTURA” E’ LEGGE

Lug 6th, 2017 | Di cc | Categoria: Politica

Caro direttore,

la Giustizia, per sua stessa natura, dovrebbe avere caratteristiche ineludibili di equità (bilancia), di razionalità (ratio legis) e credibilità popolare. A questi dogmi universalmente riconosciuti, la legge “reato di tortura” si contrappone alla idea di giustizia dei membri del tavolo Hemingway.

In tema di equità, la bilancia è spropositamente ad appannaggio di chi delinque.

Sul piano della razionalità non sta in piedi il concetto per cui il tutore dell’ordine si trova svantaggiato in partenza sul piano accusatorio rispetto a chi delinque.

In buona sostanza non è più tollerabile che un carabiniere, un poliziotto, un tutore delle forze dell’ordine, un privato cittadino siano preventivamente messi sotto schiaffo (iscrizione nel registro degli indagati, atto dovuto!?) dalla magistratura, costretta ad applicare leggi non eque, non razionali, non credibili.

Si badi bene, al tavolo Hemingway non auspicano una “giustizia fai da te, un remake del Far West, né un grossolano giustizialismo”.

I membri del tavolo vorrebbero una legge che introduca il principio della presunzione di innocenza per le forze dell’ordine nell’espletamento del dovere ed i privati che si difendono da atti delinquenziali. Presunzione di innocenza , quindi la non iscrizione automatica nel registro degli indagati.

A quel punto, si lasciano alla “presunta parte lesa” tutti gli spazi e gli strumenti per dimostrare la colpevolezza di chi si è difeso, di chi ha difeso la collettività, di chi ha difeso la propria famiglia.

I membri del tavolo Hemingway e il Corpo Volontari Garibaldini ritengono, in assoluta onestà intellettuale, che ogni azione delle forze dell’ordine e di privati cittadini nei confronti di flagranti atti delinquenziali debbano essere sacrosantamente tutelati.

I membri del tavolo Hemingway non sono dei biechi forcaioli ma vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto. V’è una misura nelle cose , est modus in rebus (Orazio): quello da loro indicato.

Tutto ciò premesso, sfidiamo qualsiasi persona dotata di un minimo di buonsenso, ciò che ha dimostrato di non avere chi ha approvato la legge <reato di tortura>, una legge, in linea di principio, condivisibile ma che… anziché tutelare le forze dell’ordine, fissa in 12 anni l’aggravio di pena qualora tale reato fosse commesso da uno di loro.

Per quanto concerne la credibilità dell’azione sanzionatoria nei confronti dei tutori della legge con la speciosa accusa di tortura, è di palmare evidenza che la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica è in netto insanabile disaccordo.

Gli effetti? Sarà bene venga riscritto “il codice comportamentale per procedere al fermo od all’arresto dei delinquenti” indicando al primo punto: “Prego, vuol venire con me? Grazie, preferisco di no. Beh, allora, scusi se mi sono permesso”…

Da “nessuno (al momento) qual sono” i membri del tavolo Hemingway ed il Corpo Volontari Garibaldini, stanno e sempre staranno dalla parte delle donne e uomini delle Forze dell’Ordine

Ad maiora, W l’Italia, W la Patria

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