Raccontare la guerra, da La Grande Illusione a Napoli 44’

Gen 16th, 2017 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura

La guerre est la guerre, così diceva il protagonista di uno dei film capolavori della storia del cinema “la grande illusione” del regista Jean Renoir datato 1937 , frase utilizzata per evidenziare come durante periodi bellici della storia della umanità, i sentimenti nobili dell’animo umano tendono ad essere dimenticati.

Nel 1937 l’Europa viveva un momento di nuovo fervore bellico, da lì a due anni Hitler avrebbe invaso la Polonia dando ufficialmente il via al secondo conflitto mondiale.

Il novecento è stato ribattezzato il secolo delle guerre forse perché come nessun altro secolo ha visto un coinvolgimento mondiale del conflitto. La prima guerra mondiale fu uno schock per coloro che la combatterono, guerra di trincea, guerra psicologica con il più alto numero di morti che fino a quel momento si fosse mai registrato, “la grande illusione” la racconta magistralmente, la seconda guerra mondiale, fu aperta su più fronti mondiali per l’appunto, ma soprattutto europei, Napoli fu a suo modo fulcro di un determinato momento. Episodi come le 4 giornate di Napoli, o semplicemente il modo dei Napoli di vivere la guerra, la proverbiale arte di arrangiarsi così ben descritta in uno degli episodi del film “Paisà” di Roberto Rossellini e dopo di lui di tanti registi che hanno raccontato la Napoli bellica.

Il regista Francesco Patierno dopo aver letto il libro  “Napoli ‘44” durante un pranzo, a Napoli, rimasto colpito dagli eventi raccontati ha deciso di farne un documentario, una storia che racconti il secondo conflitto mondiale. Il film è in selezione alla “Festa del Cinema di Roma” e sarà proiettato all’Auditorium il 18 ottobre.
Cumberbatch è stato scelto per incarnare lo spirito di Norman Lewis, il giovane ufficiale inglese che nel settembre 1943 arrivò a Napoli con la Quinta Armata americana. La città era un cumulo di rovine. Per un anno, Lewis aggiornò un suo diario. Oggi, Patierno — che aveva sviscerato le paure e i drammi della sua terra d’origine già in “Pater Familias”, dal romanzo di Massimo Cacciapuoti — ha realizzato questo progetto con la produzione di Dazzle Communication e RaiCinema mescolando differenti livelli estetici.

C’è materiale d’archivio; ci sono filmati dell’Istituto Luce e scene girate dal vivo pochi mesi fa, anche a ridosso di via Sedile di Porto, che compongono un puzzle di ottanta minuti in cui si immagina che l’ufficiale britannico, diventato un affermato scrittore internazionale, ritorni nuovamente a Napoli molti anni dopo aver annotato i commenti disperati. Tra flashback e amarcord nei luoghi del presente, Lewis fa i conti con il tragico passato. Sfiorando sofisticate dame che mungono capre mentre indossano un cappello piumato, statue di santi destinate a interrompere l’eruzione del vulcano e professionisti in miseria costretti a fare le comparse ai funerali.

Un documentario struggente che incredibilmente fa associare quelle immagini, recuperate negli archivi di guerra di tutto il mondo, ai conflitti di oggi. “Volevo”, ha aggiunto Patierno in un’intervista all’ANSA, “che venisse annullata la distanza temporale tra passato e presente, quel tempo non è così lontano. Napoli ‘44 e’ uno specchio di quello che accade oggi ad Aleppo e non solo. Tutte le guerre sono uguali, la vita che ci si trova a fare in una città bombardata è la stessa in ogni latitudine e epoca”.

Salvatore Aulicino Mazzei

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