GIUDIZIARI IN PIAZZA A TORINO PER UN PAESE PIU’ CIVILE E PER LA DIGNITA’ DEI LAVORATORI

Mag 29th, 2019 | Di cc | Categoria: Sindacato

Il 22 scorso  si è svolta  dinanzi e dentro la cittadella giudiziaria  di Torino , una manifestazione di Confsal-UNSA , organizzazione sindacale più rappresentativa nel comparto giustizia.

Voluta fortemente dal segretario generale Battaglia, ( nella foto insieme a  Marisa Avallone, Mario De Rosa, in uno a Domenico Tamburo delegati campani)  ha visto la partecipazione dei segretari di ogni regione d’Italia a voler sottolineare  che il Paese nella sua interezza, come si leggeva sulle magliette indossate dai partecipanti, dice “basta!” a tragedie come quella di Stefano Leo. In un paese civile non si può e non si deve morire di malagiustizia, una vicenda dolorosissima che non è stata richiamata per fini speculativi, ma solo per affermare con forza che non si può consentire ad una  cattiva pratica della giustizia, che sembra non interessare a nessuno se non o per impudenti proclami o per motivi elettorali o solo perché il caso fa audience.

Dopo tanto clamore,infatti,il nulla. Le sentenze da eseguire sono in numero esorbitante ed il 50% dell’arretrato è da ascrivere alle Corti di Appello di Napoli, Roma, Firenze, Bologna ,Torino. E’ pur vero che da sempre   si ritiene di risolvere  i problemi bandendo concorsi per magistrati, è pur vero che tanti, forse troppi  di loro sono nei vari Ministeri, è pur vero che spesso il Ministero  li chiama a ricoprire  incarichi fuori ruolo, che li esonerano dal lavoro giudiziario, è pur vero che magari un discreto numero magari non si dimostra particolarmente alacre nel lavoro e magari andrebbe “ sollecitato “ ma il nodo è un altro: il personale cd. amministrativo ( funzionari, cancellieri, assistenti etc.). Esso ( allo stato a Napoli  nella misura del 30 %) è incaricato di numerosi adempimenti , specie dopo la valanga di D.M. rovesciata  nell’aprile dello scorso anno sulle Corti con nuove e numerose competenze, che non hanno nulla, assolutamente nulla dell’attività giudiziaria, alla quale dovrebbe essere destinato.

Solo nel 2017, appena insediato, bisogna dargliene atto e merito, anche se  già due anni addietro  chi scrive  aveva  sul punto mostrato preoccupazione, il presidente De Carolis  denuncia  di  ben 50000 procedimenti dormienti: la logica lascia intendere che qualcuno  se ne sarebbe dovuto accorgere prima che ascendessero a tale cifra. Denunzia con accorate parole e con interviste e nell’inaugurazione degli anni giudiziari, ritornandovi sopra sempre con lucida preoccupazione, la situazione, vara una task force, ma definirla tale è eccessivo, atteso che opera con un ristretto numero di addetti, esperti nella materia, con volontaria adesione  alla prestazione di lavoro straordinario sabbatico. Le cifre  premiano tanto impegno tanto che all’inizio di quest’anno sono rimasti circa 12.000 fascicoli con destinatari di misure restrittive ipotizzabili  in circa il doppio per eventuale pluralità di condannati. Ad altri 20000 perchè assolti, prescritti etc. vi è necessità dell’apposizione del passaggio in giudicato affinchè i carichi pendenti non risultino più tali. Tempi per l’eliminazione di tale arretrato? Sei anni è la previsione più rosea. Ed intanto altri  dei tanti lavoratori  ultra sessantenni raggiungeranno la quiescenza!

Alle pressanti richieste del Presidente della Corte , che si arrangia nel turare falle con  convenzioni, applicazioni da altri Uffici (  sgradite sempre, la scopertura degli organici è ormai norma), distacchi, volontariato, stagisti, prestiti di unità ( Banca d’Italia), il Ministero non dà risposta alcuna, con un Ministro, che dopo il primo bell’impatto con i lavoratori del suo Dicastero, nelle interviste alle quali spesso si concede parla di avvocati e magistrati, quasi mai del Personale , cosa per il vero non nuova, interrotta solo dalla gestione Orlando, che si avvaleva dell’apporto determinante del suo Capo di Gabinetto, dottor Melillo, attuale Procuratore della Repubblica della nostra città-

Battaglia e l’UNSA non chiedono la luna: gli organici sono fermi al 2010, sono intervenute norme e competenze nuove, in molti uffici il carico di lavoro  è aumentato in modo proporzionalmente inverso al ridursi del  Personale , con scoperture in alcuni Uffici, non solo del Nord ,nell’ordine del 40%, malgrado le “ iniezioni “ di Lavoratori provenienti da altre  esperienze lavorative, molti volenterosi, moltissimi  già vicini alla quiescenza : privi di un adeguato percorso formativo.

E’ incredibile ed angosciante come non si risolvano o si tentino di risolvere tre delle più gravi problematiche della nostra regione. 1 - la sezione di Ischia,la cui attività  con una buona dose di ipocrisia si proroga di tre anni in tre anni, ben sapendo che mai sarà soppressa. Basterebbe un interpello su base nazionale e con vincolo ad  evitare lo sperpetuo di applicazioni, fughe etc. 2 – ll tribunale di Sorveglianza di Napoli,  che deve corrispondere alle innumeri richieste di benefici – ancor di più in occasione di festività- di una popolazione carceraria  sempre più numerosa e destinataria di provvedimenti  clemenziali, tanto da aver aumentato il numero di affari  in soli tre anni di oltre il 50% e di aver registrato una costante diminuzione della forza lavoro. 3 – Il Tribunale di Napoli Nord ( sempre in attesa della promessa fatta da tempo di una visita del Ministro)è la tangibile prova dell’assoluta mancanza di una previsione del domani e della mancanza odierna di ascolto. E questo ben lo si può tenere finalmente presente nell’assegnazione dei 500  nuovi  assistenti, la cui assunzione già programmata e concordata  il sottosegretario Ferrare ha assicurato ieri essere a breve.

Ecco perché  abbiamo chiesto risorse, assunzioni ( a quando il promesso concorso per 1850 funzionari?), scorrimento delle graduatorie, come da accordi, riqualificazioni giuridiche  (  come avvenuto in altri Ministeri) e da ultimo e non per ultimo una riorganizzazione nel segno dell’efficienza  e della programmazione. Ne’ ci convincono le modalità del pur generoso  tentativo di intervenire sull’arretrato di cui si legge nella bozza del decreto sicurezza bis.

Se non ci saranno risposte e se il governo non cadrà l’UNSA  tornerà a manifestare,magari fin da giugno e con gesti anche eclatanti, perché tacere significa essere complici. E’ una battaglia  di dignità per i Lavoratori della giustizia e di conquista per tutti, perché una giustizia veramente tale è metro della civiltà di un Paese.

                                                                                  Mario De Rosa

                                                                       Segretario regionale Confsal- UNSA

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