Crisi: in Europa noi i migliori

Dic 23rd, 2009 | Di cc | Categoria: Esteri

L’Italia sta uscendo bene dalla crisi e sicuramente meglio degli altri Paesi europei, con una crescita del Pil nell’ultimo trimestre dello 0.6 per cento, una media più alta del 50 per cento rispetto a quella di Eurolandia, e con un’ipotesi di crescita dell’1 per cento nel 2010. Questi sono i fatti, esposti di recente in una trasmissione Rai dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti. E il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ospite di Annozero, ha dovuto spiegare a Pierluigi Bersani che “i dati sull’occupazione vanno meglio di altri Paesi, le pensioni sono in sicurezza e costituiscono il sistema più stabile d’Europa, l’Inps continua ad avere liquidità per gli ammortizzatori sociali e poi il debito italiano cresce meno degli altri”. Nell’insieme, un Paese che era considerato “anormale e atipico e che molti si aspettavano in crisi, è un Paese che nella straordinarietà ha avuto un andamento ordinario”. Il Presidente Berlusconi è stato il primo leader mondiale a sostenere che la crisi dovesse essere affrontata con criteri coraggiosi, per esempio con aiuti dello Stato per impedire il fallimento delle banche e la conseguente perdita dei risparmi per i cittadini. Il controllo dei conti pubblici è stato al tempo stesso rigoroso, e ci pone in una condizione che non ha nulla a che vedere con quella, drammatica, di Paesi come la Grecia, l’Irlanda e in prospettiva altri. Basti vedere che cosa sta succedendo in queste settimane in Europa. Le agenzie di rating hanno “degradato” la Grecia, l’Irlanda nella finanziaria di quest’anno ha dovuto applicare tagli alla spesa pubblica per 4 miliardi di euro per evitare la stessa sorte, e il Nobel per l’Economia Edward Prescott ha definito “tragica” la situazione della Spagna, dicendo che “non è in recessione, è in depressione”. E la Spagna non è sola.  Questa settimana una delle agenzie di rating, la più importante, Standard and Poor’s, ha messo il Portogallo nella lista dei Paesi da tenere sotto osservazione. Della Gran Bretagna sappiamo già tutto, e abbiamo tutti visto le file davanti agli sportelli di alcune grandi banche. La crisi finanziaria si è trasformata prima che altrove in crisi economica proprio nella patria delle Borse. E la bolla immobiliare ha affossato la Spagna, tanto che ancora la Standard and Poor’s la scorsa settimana ha inserito il governo di Madrid nella “black list” al fianco dei portoghesi. Soprattutto, va considerato l’effetto della crisi sul lavoro. L’occupazione è diminuita di meno in Italia che nel resto d’Europa. Nel secondo trimestre del 2009 (dati isfol), si è registrata una contrazione dello 0.9 per cento contro una media in Europa dell’1.9. Valori peggiori dei nostri si segnalano nel Regno Unito, in Francia, Austria e nei Paesi scandinavi. Il Portogallo ha avuto un calo del 2.7 per cento, la Spagna addirittura del 7.1. Anche la crescita del numero di disoccupati appare in Italia più contenuta rispetto all’incremento registrato in molti Paesi comunitari. Non solo in Italia non c’è stato l’effetto “bolla edilizia”, ma le aziende hanno potuto usufruire dell’incentivo a mantenere quanto più possibile i lavoratori attraverso l’estensione generalizzata della cassa integrazione guadagni. In Italia si osserva piuttosto una diminuzione dell’orario medio di lavoro più sostenuta che altrove, come risposta alla crisi alternativa al licenziamento.  Non deve stupire, tutto considerato, che l’Ocse abbia indicato l’Italia come il Paese che prima degli altri potrebbe archiviare la crisi. E le ragioni non vanno cercate soltanto nelle caratteristiche peculiari dell’economia italiana, ma nella politica economica che il governo nel suo complesso è riuscito a sviluppare nell’ultimo anno. A sostegno delle famiglie e delle aziende. La stessa “strategia della fiducia”, che il Presidente Berlusconi ha deliberatamente perseguito prima di Obama e degli altri leader di Paesi del G8, è stata causa ed effetto delle migliori prestazioni del sistema Italia. Checché l’opposizione ne dica. fonte: il mattinale

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