Alcune attività commerciali ferme e altre ripartono con non poche difficoltà.

Mag 22nd, 2020 | Di cc | Categoria: Cronaca di Napoli

«Siamo consapevoli delle difficoltà, delle normative, dei disagi, e dei tempi, ma non molliamo, abbiamo fatto la sanificazione, il nostro personale è pronto, noi siamo pronti. Accogliere i clienti, poter offrire loro il miglior servizio possibile nel miglior ambiente possibile è ciò che anima il nostro entusiasmo». Sono le parole del manager del ristorante e pizzeria “Basilio 1960” (infoline 0817261966), un’eccellenza del settore che ha fatto della tradizione declinata con modernità la ricetta del suo successo. Negli ampi spazi al 62 di via Luigi Santamaria, nell’area residenziale del quartiere Pianura, ha predisposto tutto il protocollo sanitario per poter garantire la sua cucina anche in una fase tanto delicata, compreso l’asporto, per i clienti con “sindrome della capanna”. Stesso impegno, ma esito diverso per AssoBus Campania, che scende in piazza, coraggiosamente, per manifestare l’allarmante crisi. «Noi vogliamo dare una mano. Siamo pronti a fare servizio di trasporto pubblico, ad affiancare i pullman di Anm, Ctp ed Eav pur di superare la crisi del Coronavirus. Il settore è in ginocchio, rischia il collasso, noi siamo disponibili, ma occorre disponibilità anche da parte delle Istituzioni». È un appello accorato quello di Alberino Pennino, presidente AssoBus Campania, l’associazione di categoria dei Noleggio Autobus e delle vetture con conducente. Una realtà che conta circa 80 società, con un indotto lavorativo di oltre 2500 addetti e ben 1000 autobus di diverse tipologie, numeri che rappresentano storie familiari, tradizioni e ingenti investimenti, dalla manutenzione di fine stagione, fatta lo scorso autunno, al rinnovamento parco mezzi d’inizio anno, un capitale fermo, che si svaluta ogni giorno e che fa tremare i polsi di imprenditori giunti alla terza generazione e oggi proiettati verso la chiusura. La manifestazione di mercoledì, il primo corteo a Napoli dopo il lockdown, con oltre 200 manifestanti, è stato un segnale forte: «la stagione 2020 è completamente saltata, avevamo chiesto la possibilità di accedere a un fondo perduto, come in Francia e Germania, ma abbiamo avuto solo briciole - afferma Pennino -. Per non parlare delle richieste inevase, dalla sospensione dei mutui e delle rate del leasing per 6 mesi, fino al recupero delle accise sui carburanti, passando per le banche che non erogano. Un disastro su tutta la linea. Siamo arrivati a maggio, sono fermi tutti i settori: turistico, crocieristico, religioso e scolastico, e prima del 2021 non riusciremo a ripartire. Siamo stati abbandonati e dimenticati anche dall’ultimo decreto. Questo significa fallimento». Un messaggio di grande sconforto da chi non intende mollare e prova con tutte le forze a trovare soluzioni, come Antonio e Sarah, la cui gelateria, pasticceria, graffetteria e cornetteria al 111 di via Salvador Dalì, nel quartiere flegreo, dopo una lunga chiusura per la salvaguardia dei clienti, ha riaperto. «È stato difficile chiudere, per noi, per i nostri collaboratori, e per i clienti. “L’isola che non c’è” è un punto di riferimento per persone di tutte le età - ricorda Antonio Polverino -, dagli studenti alle famiglie, passando per i golosi che difficilmente possono concedersi una pausa dolce». L’artista del gelato, infatti, sempre sostenuto dalla moglie Sarah D’Urso, garbata e dall’incantevole sorriso, ha pensato anche a chi ha problemi di glicemia, con un prodotto adatto ai diabetici. Aggiornamento e creatività hanno reso le sue delizie, dolci e salate, ormai celebri: dai coni ai frappè, passando per torte, pancake e rustici, “L’isola che non c’è” (infoline 0810200524) è frutto anche delle richieste dei clienti, «siamo cresciuti grazie a chi ci ha dato fiducia in questi anni, abbiamo accolto le loro richieste, imparato i gusti e messo a frutto le critiche, diventando ciò che siamo oggi. Ed è per loro, per i nostri clienti, che non molliamo, e anche con la mascherina, le limitazioni, e tutti i protocolli sanitari necessari, noi ci siamo».

Rosaria Morra

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