Mills: i Pm recidivi, escono sconfitti

Feb 27th, 2010 | Di cc | Categoria: Politica

Per i tempi abituali della giustizia italiana si può dire che il cosiddetto processo Mills abbia battuto ogni record. Solo 4 anni per arrivare a sentenza definitiva. La fortuna dell’avvocato inglese è stata di essere affiancato a Berlusconi, per il quale i tribunali milanesi hanno un percorso privilegiato, anche se, ad oggi e da diciotto anni a questa parte, decisamente fallimentare.  La vicenda ha inizio il 30 ottobre 2006. Berlusconi e Mills sono rinviati a giudizio per concorso in corruzione in atti giudiziari nell’ambito della più complessa inchiesta Mediaset risalente al 2001. Secondo i pm dell’accusa l’avvocato inglese avrebbe rilasciato false dichiarazioni in due processi a Milano, per difendere Berlusconi, ottenendo in cambio del mendacio la somma di 600 mila dollari, la cui provenienza per i magistrati milanesi è da attribuire senz’altro alla disponibilità di Berlusconi.  Il 17 febbraio 2009, si noti bene, “solo” un anno fa, la sentenza di primo grado che condanna l’avvocato Mills a 4 anni e 6 mesi. Il 27 ottobre 2009 l’Appello che conferma la precedente condanna. Il 25 febbraio 2010 la definitiva pronuncia delle sezioni unite penali della Cassazione che annulla la condanna per prescrizione del reato. Per il Tribunale di Milano, come si può leggere nel deposito della sentenza di primo grado, l’avvocato Mills si fece intestare le quote del fondo denominato Torrey, per un valore di circa 600 mila dollari, il 29 febbraio 2000. Per la Cassazione, invece, il fatto risalirebbe all’11 novembre 1999, quando Mills avrebbe dato indicazioni per il trasferimento di circa 600 mila dollari dal fondo di investimento Giano Capital ad un altro fondo, appunto il Torrey citato nella sentenza di primo grado e di appello.  Per il Tribunale di Milano il reato di corruzione in atti giudiziari (la falsa testimonianza in cambio di denaro) si sarebbe estinto per prescrizione nel febbraio 2010. Per la Cassazione, invece, la prescrizione è avvenuta l’11 novembre 2009, dieci anni dopo l’episodio contestato. Da qui la decisione presa ieri in Cassazione, che di fatto ha bocciato l’inghippo giuridico attraverso il quale la Procura prima e il Tribunale poi cercarono di dimostrare il proprio teorema accusatorio.

In appello venne anche contestata a Mills la “corruzione susseguente in atti giudiziari”, un reato inesistente nel nostro codice. Mills fu anche definito “pubblico ufficiale” (senza questo status non poteva esserci corruzione) e non furono mai recuperate carte che potessero provare il pagamento dei 600 mila dollari da parte di Fininvest.

ilmattinale

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