La Parola di oggi

Mar 31st, 2010 | Di cc | Categoria: Religione

LA PAROLA DI OGGI
1 aprile 2010
Giovedì
Cena del Signore - (C) - P

PREGHIERA DEL MATTINO
Ti ringraziamo, Signore, per l’esempio di umiltà e d’amore che ci hai dato
lavandoci i piedi. Concedici la forza di imitarti nel servire il prossimo,
in particolare chi ne ha davvero bisogno, poiché tutti sono nostri
fratelli. Concedici, Signore, la possibilità di meditare oggi sul mistero
del tuo amore che ci mostri nella santa Eucaristia e nel dono sacro del
sacerdozio.

PRIMA LETTURA (Es 12,1-8.11-14)
Prescrizioni per la cena pasquale.
Dal libro dell’Èsodo
In quei giorni, il Signore disse a Mosé e ad Aronne nel paese d’Egitto:
“Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese
dell’anno. Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di
questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per
casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si
assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero
delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello, secondo quanto
ciascuno può mangiarne.
Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete
sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo serberete fino al quattordici
di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo
immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due
stipiti e sull’architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. In
quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con
azzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi
cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È
la Pasqua del Signore!
In quella notte io passerò per il paese d’Egitto e colpirò ogni
primogenito nel paese d’Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di
tutti gli dei dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle vostre case
sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre,
non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese di
Egitto.
Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del
Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito
perenne”.
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 115)
R. Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.
Che cosa renderò al Signore
per quanto mi ha dato?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore. R.
Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
hai spezzato le mie catene. R.
A te offrirò sacrifici di lode e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo. R.

SECONDA LETTURA (1Cor 11,23-26)
Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi
annunziate la morte del Signore.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho
trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del
pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo,
che è per voi; fate questo in memoria di me”.
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo:
“Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta
che ne bevete, in memoria di me”.
Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice,
voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO (cf. Gv 13,34)
R. Gloria e lode a te, Cristo Signore!
Vi dò un comandamento nuovo, dice il Signore:
che vi amiate a vicenda, come io ho amato voi.
R. Gloria e lode a te, Cristo Signore!

VANGELO (Gv 13,1-15)
Li amò sino alla fine.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di
passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel
mondo, li amò sino alla fine.
Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda
Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli
aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si
alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse
attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i
piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: “Signore, tu lavi i piedi
a me?”. Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo
capirai dopo”. Gli disse Simon Pietro: “Non mi laverai mai i piedi?”. Gli
rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Gli disse Simon
Pietro: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”.
Soggiunse Gesù: “Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non
i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti”. Sapeva infatti
chi lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete mondi”.
Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di
nuovo e disse loro: “Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro
e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il
Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli
uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io,
facciate anche voi”.
Parola del Signore.

OMELIA
Gesù trascorre le ultime ore della sua vita terrena in compagnia dei suoi
discepoli. Il Maestro manifesta un amore straordinario per gli apostoli,
impartendo loro insegnamenti e raccomandazioni. Durante l’ultima Cena,
Gesù ha mostrato - con le sue parole - l’amore infinito che aveva per i
suoi discepoli e gli ha dato validità eterna istituendo l’Eucaristia,
facendo dono di sé: egli ha offerto il suo Corpo e il suo Sangue sotto
forma di pane e di vino perché diventassero cibo spirituale per noi e
santificassero il nostro corpo e la nostra anima. Egli ha espresso il suo
amore nel dolore che provava quando ha annunciato a Giuda Iscariota il suo
tradimento ormai prossimo e agli apostoli la loro debolezza. Egli ha fatto
percepire il suo amore lavando i piedi agli apostoli e permettendo al suo
discepolo prediletto, Giovanni, di appoggiarsi al suo petto. Nella sua
vita pubblica, Gesù ha raccomandato più di una volta ai suoi discepoli di
non cercare di occupare il primo posto, ma di aspirare piuttosto
all’umiltà del cuore. Ha detto e ripetuto che il suo regno, cioè la
Chiesa, non deve essere ad immagine dei regni terreni o delle comunità
umane in cui ci sono dei primi e degli ultimi, dei governanti e dei
governati, dei potenti e degli oppressi. Al contrario, nella sua Chiesa,
quelli che sono chiamati a reggere dovranno in realtà essere al servizio
degli altri; perché il dovere di ogni credente è di non cercare
l’apparenza, ma i valori interiori, di non preoccuparsi del giudizio degli
uomini, ma di quello di Dio.
Nonostante l’insegnamento così chiaro di Gesù, gli apostoli continuarono
a disputarsi i primi posti nel Regno del Messia.
Durante l’ultima Cena, Gesù non si è accontentato di parole, ma ha dato
l’esempio mettendosi a lavare loro i piedi. E, dopo aver finito, ha detto:
“Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono. Se dunque
io, il Signore e il Maestro ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete
lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,13-14).
La Cena si ripete nei secoli. Infatti Gesù ha investito gli apostoli e i
loro successori del potere e del dovere di ripetere la Cena eucaristica
nella santa Messa.
Cristo si sacrifica durante la Messa. Ma, per riprendere le parole di san
Paolo, egli resta lo stesso “ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8).
I credenti che partecipano al Sacrificio eucaristico cambiano, ma il loro
comportamento nei confronti di Cristo è più o meno lo stesso di quello
degli apostoli nel momento della Cena. Ci sono stati e ci sono tuttora dei
santi e dei peccatori, dei fedeli e dei traditori, dei martiri e dei
rinnegatori.
Volgiamo lo sguardo a noi stessi. Chi siamo? Qual è il nostro
comportamento nei confronti di Cristo? Dio ci scampi dall’avere qualcosa
in comune con Giuda, il traditore. Che Dio ci permetta di seguire san
Pietro sulla via del pentimento. Il nostro desiderio più profondo deve
però essere quello di avere la sorte di san Giovanni, di poter amare Gesù
in modo tale che egli ci permetta di appoggiarci al suo petto e di sentire
i battiti del suo cuore pieno d’amore; di giungere al punto che il nostro
amore si unisca al suo in modo che possiamo dire con san Paolo: “Non sono
più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

MEDITAZIONE
Prima di passare ad osservazioni più particolareggiate sul tema della
celebrazione del santissimo Sacrificio, desidero riaffermare brevemente
che il culto eucaristico costituisce l’anima di tutta la vita cristiana.
Se infatti la vita cristiana si esprime nell’adempimento del più grande
comandamento, e cioè nell’amore di Dio e del prossimo, questo amore trova
la sua sorgente proprio nel santissimo Sacramento, che comunemente è
chiamato: Sacramento dell’amore.
L’Eucaristia significa questa carità, e perciò la ricorda, la rende
presente e insieme la realizza. Tutte le volte che partecipiamo ad essa
in modo cosciente, si apre nella nostra anima una dimensione reale di
quell’amore imperscrutabile che racchiude in sé tutto ciò che Dio ha fatto
per noi uomini e che fa continuamente, secondo le parole di Cristo: “Il
Padre mio opera sempre e anch’io opero” (Gv 5,17). Insieme a questo dono
insondabile e gratuito, che è la carità rivelata, sino in fondo, nel
sacrificio salvifico del Figlio di Dio, di cui l’Eucaristia è segno
indelebile, nasce anche in noi una viva risposta d’amore. Non soltanto
conosciamo l’amore, ma noi stessi cominciamo ad amare. Entriamo, per così
dire, nella via dell’amore e su questa via compiamo progressi. L’amore,
che nasce in noi dall’Eucaristia, grazie ad essa si sviluppa in noi, si
approfondisce e si rafforza.
Il culto eucaristico è quindi proprio espressione di quest’amore, che è
l’autentica e più profonda caratteristica della vocazione cristiana.
Questo culto scaturisce dall’amore e serve all’amore, al quale tutti siamo
chiamati in Gesù Cristo. Frutto vivo di questo culto è la perfezione
dell’immagine di Dio che portiamo in noi, immagine che corrisponde a
quella che Cristo ci ha rivelato. Diventando così adoratori del Padre “in
spirito e verità” (Gv 4,23), noi maturiamo in una sempre più piena unione
con Cristo, siamo sempre più uniti a Lui e - se è lecito usare questa
espressione - siamo sempre più solidali con Lui.
La dottrina dell’Eucaristia, segno dell’unità e vincolo della carità,
insegnata da san Paolo, è stata in seguito approfondita dagli scritti di
tanti santi, che sono per noi un esempio vivente di culto eucaristico.
Dobbiamo avere sempre questa realtà davanti agli occhi e, nello stesso
tempo, sforzarci continuamente di far sì che anche la nostra generazione
aggiunga a quei meravigliosi esempi del passato, esempi nuovi, non meno
vivi ed eloquenti, che rispecchino l’epoca a cui apparteniamo.
GIOVANNI PAOLO II Dominicae Caenae , 5

PREGHIERA DELLA SERA
Signore, tu scendi sui nostri altari al richiamo dei tuoi sacerdoti.
Per tua volontà, il pane e il vino diventano il tuo Corpo Santissimo e il
tuo sangue prezioso.
Nella pienezza della tua divinità tu vieni a portarci conforto e coraggio.
O mio Salvatore, ti supplico, trasformami completamente.

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