Ora è questione di etica pubblica

Gen 30th, 2011 | Di cc | Categoria: Politica

Anch’io mi chiedo: chi è il vero proprietario della casa di Montecarlo? È Giancarlo Tulliani, come tanti pensano? Non lo so. Gliel’ho chiesto con insistenza. Lui ha sempre negato con forza, in pubblico e in privato. Restano i dubbi? Certamente, anche a me. E se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la presidenza della Camera. Non per personali responsabilità, ma perché la mia etica pubblica me lo imporrebbe”. Parola di Gianfranco Fini e non una parola qualunque, ma la solenne promessa consegnata a tutti gli italiani che lo hanno ascoltato nel video-messaggio trasmesso dai Tg e dalle televisioni il 25 settembre dello scorso anno, quando il presidente della Camera non aveva ancora tentato la spallata contro Berlusconi ma si preparava a farlo e già si presentava come un sostenitore dei pm. In quello stesso video, Fini contrapponeva la sua “etica pubblica” a quella degli “altri”. È il Corriere della Sera in prima pagina, oggi, attraverso una delle firme più autorevoli di Via Solferino, l’ambasciatore Sergio Romano, a ricordare a Fini la promessa non ancora mantenuta, e suggerirgli garbatamente ma in modo esplicito di onorare quanto aveva assicurato agli italiani (“Non esiterei a…”). Se così non fosse, scrive Romano, “Corriamo il rischio di impelagarci in una situazione in cui le sorti di una delle maggiori cariche istituzionali italiane dipendono da fattori estranei alle esigenze della vita politica nazionale”. Se Fini insiste nel rinviare le dimissioni “a quando la proprietà di Tulliani sarà confermata dalla magistratura”, il destino del più alto scranno di Montecitorio dipenderà da un lato dalle “carte provenienti da una minuscola isola dei Caraibi”, dall’altro dal “calendario giudiziario di Procure che dovranno inquisire, interrogare, nominare esperti e chiedere rogatorie internazionali”.  Secondo Romano questo “non è il modo migliore per affrontare la questione”. Fini, ricorda l’editorialista del Corriere della Sera, ha creato un partito ed è passato all’opposizione, assicurando che avrebbe continuato a svolgere le funzioni di leader politico e al tempo stesso di scrupoloso presidente della Camera. Nessun regolamento, del resto, lo obbliga a dare le dimissioni “e la prova di una promessa dipende, dopo tutto, dal modo in cui è mantenuta”.  E tuttavia, nel momento delicato che il Paese e le istituzioni stanno attraversando, “Fini dovrebbe chiedersi se le circostanze gli consentano di esercitare questa funzione nel miglior modo possibile. Non metto in discussione – concede Romano – le sue capacità e intenzioni, ma osservo che ogni sua decisione istituzionale, nelle prossime settimane, potrebbe diventare ragione o pretesto di sospetti e accuse. Il calendario dei lavori, la durata dei dibattiti, il diritto di parola di un deputato, persino i tempi di un’interrogazione: tutto ciò che rappresenta il lavoro quotidiano di un presidente della Camera potrebbe trasformarsi in materia di contestazione e complicare ulteriormente la situazione politica”.  L’ambasciatore-editorialista chiude mascherando la durezza dei contenuti con la scelta di parole neanche troppo diplomatiche: “Il vero problema non è la proprietà della casa di Montecarlo. Il vero problema è se la casa Italia, in queste condizioni, possa essere decorosamente amministrata nell’interesse di coloro che la abitano”.   Bondi: Fini non può essere capo partito e presidente della Camera Gianfranco Fini si deve dimettere, “non si può essere capo di un partito e presidente della Camera”. Il Pdl insiste nella richiesta che Fini lasci lo scranno più alto di Montecitorio. “E’ stato lo stesso Fini - dice il ministro e coordinatore del partito Sandro Bondi, intervistato da Maurizio Belpietro a Mattino cinque - a dire che se le notizie sulla casa di Montecarlo fossero state vere, si sarebbe dimesso. Ma la questione fondamentale che è di fronte agli occhi di tutti, anche dell’opposizione, è che non si può essere capo di un partito e presidente della Camera. Non è mai avvenuto nella storia del nostro Paese. Oltretutto chiede le dimissioni del presidente del Consiglio. Non si era mai visto”.  Napoli: sul Terzo polo la zavorra di Fini ”E’ tutta in salita la partenza del Terzo polo. In salita, e appesantita da quell’autentica zavorra che e’ la questione morale e personale del presidente della Camera”. Cosi’ Osvaldo Napoli, vice presidente dei deputati del Pdl. ”Fini ha davanti a se’ la prova alla quale pensava di sottoporre il premier: deve provare di essere un uomo d’onore e di tenere fede alla parola data. Se si dimette da presidente della Camera, potra’ forse avere un ruolo nel Terzo polo”.”Se si rimangia la parola data sara’ un problema per Casini. In questo caso, la presenza di Fini sara’ tollerata dal furbo Casini con cristiana rassegnazione”.  Quagliariello: Fini lasci non è più arbitro Gianfranco Fini deve dimettersi da Presidente della Camera. Lo afferma Gaetano Quagliariello, vice capogruppo del Pdl al Senato, a margine di una conferenza stampa a Montecitorio. Per Quagliariello, Fini “e’ un leader politico, fa scelte di parte e sara’ sempre piu’ chiamato a farle. E’ incompatibile con un ruolo terzo, non puo’ essere arbitro e giocatore, soprattutto se gioca da attaccante verso la porta avversaria”.  Zaia: dimissioni di Berlusconi? No, sì dimetta Fini Chi chiede le dimissioni del presidente del Consiglio sbaglia bersaglio. “L’unico a dimettersi deve essere Fini, anche perche’ lo ha preannunciato”, ha detto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, parlando con i cronisti. “A carico del presidente del Consiglio non e’ stato accertato nulla da parte della magistratura, per cui Berlusconi deve rimanere al suo posto, perche’ questo glielo chiedono gli elettori”, ha detto il governatore. “Il dossier arrivato dal governo di Santa Lucia, sulla proprieta’ della casa di Montecarlo dimostrerebbe invece le responsabilita’ del cognato di Fini, Tulliani. Il presidente della Camera - ha aggiunto - aveva dichiarato a suo tempo che si sarebbe dimesso se queste responsabilita’ fossero state accertate. E’ ora che lo faccia”.   

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