L’assalto ad Arcore. Una vergogna!

Feb 7th, 2011 | Di cc | Categoria: Politica

L’assalto ad Arcore è una vergogna assoluta, l’assedio alla residenza privata di un premier è una cosa indegna per qualsiasi Paese democratico, ma la furia giacobina che ormai muove tutto il centrosinistra, compresi i neofiti finiani che come tutti i parvenu sono i più indignati, sembra ormai incontrollabile, e quando la politica genera mostri, la violenza trionfa. Incontrollata, appunto. L’attacco di ieri, come ogni atto violento, non è scoppiato improvviso, dal nulla: è stato innescato da un lavorìo preparatorio iniziato tanti anni fa, ai tempi di Tangentopoli, che ha alimentato partiti come l’Italia dei valori e capi tribali come Di Pietro, che hanno come mantra la violenza verbale e come unica ragione sociale l’ossessione anti-Cav.

Il loro programma non è dare un governo al Paese, ma abbattere il tiranno costi quel che costi e poi si vedrà. Quella scesa in piazza ieri - un miscuglio di intellettuali con la puzza sotto il naso, predicatori ascetici e aspiranti primedonne - altro non era che la solita sinistra al caviale epigona dei girotondini, ora agghindata di viola, che si è autoconferita il mandato salvifico di incarnare il Bene contro il Male Assoluto. L’adunata aveva un solo punto all’ordine del giorno: l’abbattimento del premier. Hanno costruito il contesto surreale dell’emergenza democratica, e rovesciano la colpa di tutto sul governo: Di Pietro dice che Arcore è la nuova Bastiglia, le procure intercettano a senso unico, Scalfari invoca per l’Italia la rivoluzione egiziana, Wikileaks annuncia nuove pesanti rivelazioni sull’Italia con un menu intrigante: politica e corruzione. E chi più ne ha più ne metta.

In questa orgia di contropotere, l’opposizione ha definitivamente smarrito il senso della democrazia, e il Pd, che dell’opposizione dovrebbe essere la testa pensante, si mette ancora una volta al servizio dei pifferai magici della rivoluzione violenta. Eppure a Palazzo Chigi c’è un premier scelto grazie a libere elezioni, sorretto dalla maggioranza del Parlamento e alla testa di un governo che sta ben governando. Se c’è ancora un briciolo di responsabilità politica, in qualche anfratto della sinistra, qualcuno fermi questa furiosa escalation, questa eccitazione truculenta di cui il Masaniello Di Pietro è il portavoce naturale. Perché Arcore non è la Bastiglia, e Berlusconi può mandarlo a casa solo il Parlamento, non certo la piazza, né il popolo viola né i pm giacobini, anche se sentono odore di sangue come le belve affamate. La democrazia non si nutre di sangue, ma di consenso popolare. Che questi signori non hanno.

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