Libia: Frattini, situazione gravissima. L’Europa assuma la gestione dei flussi migratori

Feb 24th, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

“Siamo in una situazione grave, gravissima”, il cui “tragico bilancio sarà un bagno di sangue”. Lo ha detto il Ministro Franco Frattini intervenendo martedì alla Camera ed al Senato per illustrare la posizione del governo su quanto sta accadendo in Libia. Secondo Frattini si tratta di una situazione “resa ancora più grave dai propositi espressi da Gheddafi in cui la volontà di colpire il suo stesso popolo, determina una situazione di guerra civile tra aree e province in cui ci sono gruppi che si combattono con bande e squadroni della morte. E’ un’analisi – ha aggiunto il Ministro – che ho condiviso con molti governi europei e non europei”.

Frattini ha anche espresso preoccupazione per l’islamismo radicale in Cirenaica dove è stato annunciato “la nascita di un emirato islamico della Libia dell’Est”. Quindi, ha assicurato che l’Italia sarà unita all’Europa nella valutazione di ulteriori appropriate misure nei confronti della Libia. Quanto all’emergenza migratoria per la crisi in atto nel Nord-Africa, il Ministro ha affermato che “l’Unione europea attraverso Frontex deve assumere il controllo della gestione dei flussi migratori che potrebbero arrivare sulle coste italiane e non solo”.

Sulla situazione degli italiani in Libia ha fatto oggi il punto il capo dell’Unità di Crisi Fabrizio Romano. Ci sono ancora “alcune criticità sparse per il paese”, perché la situazione “è complessa ed in evoluzione, con dinamiche imprevedibili”, ha spiegato ai giornalisti, assicurando “il massimo impegno” perché “il governo non abbandona gli italiani” che chiedono di rientrare. Sono circa 1.100 finora gli italiani rimpatriati e ne restano “circa 400 a nostra conoscenza”, ma il numero “potrebbe crescere”, ha specificato Romano, spiegando che la situazione all’aeroporto di Tripoli è “caotica” perché c’è il “problema di accedere” allo scalo. Per aiutare i nostri connazionali è presente un presidio dell’ambasciata, mentre gli uomini dell’Unità di Crisi indossano una pettorina arancione facilmente riconoscibile.

Finora, ha spiegato Romano, il piano di rimpatri si è sviluppato su quattro fronti. Il primo, un accordo con Alitalia per rafforzare i voli ordinari e per allestire voli speciali finanziati dal governo (già ne sono partiti due). Secondo, un’intesa con il Ministero della Difesa per l’invio di voli militari per raccogliere cittadini non trasportabili con i voli ordinari (già partiti due con un’ottantina di connazionali più un’altra ottantina tra cittadini europei e personale ONU) e per l’invio di navi (come quella a largo di Misurata). Terzo, l’intesa con compagnie navali private, che hanno proceduto ad esempio al trasporto di connazionali dalla Cirenaica a Bengasi. Quarto, il raccordo con Paesi terzi confinanti della Libia, da cui sono transitati i connazionali, con il supporto della rete diplomatico-consolare italiana.

Il MAE, ha spiegato Romano, già nei giorni precedenti alla crisi, aveva promosso un’attività di sensibilizzazione sui siti come www.viaggiaresicuri.it, i social network e le ambasciate per sconsigliare i viaggi in Libia. Dopo “l’inasprimento repentino” della situazione, domenica sera, l’Unità di Crisi ha inviato in loco una squadra per “affrontare le criticità insieme con l’ambasciata”. Il MAE inoltre opera in coordinamento con: il Ministero della Difesa per dare “una risposta mirata alle singole criticità”; i partner dell’UE per “creare sinergie”; le aziende italiane, alcune delle quali ad esempio hanno provveduto da sole ai rimpatri. Inoltre, la sala operativa dell’Unità di Crisi è impegnata 24 ore su 24 nella raccolta e del riscontro delle informazioni da e per la Libia ed avere un database aggiornato sulla situazione sul campo.

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