Decreto sulle energie rinnovabili

Apr 22nd, 2011 | Di cc | Categoria: Ambiente

A pochi giorni dalla definizione del nuovo decreto sulle energie rinnovabili, con il quale si dovranno tagliare i vecchi super-sussidi (eccessivi, antieconomici e speculativi) al solare fotovoltaico, tutte le armi sono buone e tutti scendono in  campo per fare pressione sul governo a vario titolo: le lobbies dei produttori (piccoli e grandi, gli uni contro gli altri armati), l’opposizione politica con l’arcipelago variopinto dei rossoverdi ambientalisti, antinuclearisti e chi più ne ha più ne metta. Ma c’è anche chi spinge in senso contrario, come i produttori di cemento che lamentano gli aggravi in bolletta. Lamentela che dovrebbe/potrebbe accomunare milioni di famiglie, visto che i finanziamenti alle rinnovabili vengono appunto scaricate sulle bollette delle famiglie. Il conto è troppo salato e, fa sapere il presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, quest’anno ammonterà a quasi 5 miliardi contro i 3,4 del 2010. Tra le armi “improprie” usate dall’opposizione è sbucata fuori una lettera del commissario europeo dell’energia, nella quale si ricorda all’Italia che il nuovo decreto dovrà evitare di mettere a rischio gli investimenti già effettuati nel settore. Una lettera che sui quotidiani (di area) è diventata “una bacchettata all’Italia”. Si è trattato piuttosto di un atto dovuto, visto che analoghe missive   sono state indirizzate prima che a noi ad altri governi come quello francese e spagnolo e sempre per lo stesso problema: tanto a Parigi quanto a Madrid (segue ora l’Italia) ci si è resi conto della incombente esplosione di una bolla da incentivi sul fotovoltaico, con conseguente necessità di modificare in senso restrittivo il regime di sostegno al solare. Cosa che è stata fatta.  Ora tocca all’Italia. A giorni il “quarto conto energia” vedrà la luce nell’ottica di fornire ai produttori le certezze che vogliono (ma tagliando le gambe alla speculazione) e mettere un freno alla crescita esponenziale della bolletta il cui peso va a ricadere sulle famiglie e sulle imprese

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