La pandemia del noi vs loro

Ago 24th, 2021 | Di cciotola | Categoria: Politica

di Lucio Meglio

ricercatore in sociologia Unicas

La diffusione globale e mediatica del Covid-19 ha resuscitato i miti eterni di untori da processare e

baluardi da elevare a scudo della salvezza comunitaria. Un immaginario che fotografando le paure

collettive ha riproposto, seppur in chiave rivisitata, la strutturale contrapposizione Noi/Loro

proposta tempo addietro dal filosofo del linguaggio Van Dijk per studiare la costruzione sociale del

pregiudizio ed in seguito utilizzata per l’analisi politica contemporanea. Questa schematizzazione

cognitiva si presta bene ad interpretare l’esperienza pandemica che stiamo vivendo caratterizzata

continuamente dalla distinzione tra un Noi, relativo a chi è del gruppo e un Loro, relativo a chi non

lo è. Il tutto è iniziato nel gennaio del 2020 con il dilagarsi nel nostro paese di un costante

sentimento sinofobico (anticinese) sfociato in insulti, divieti ed episodi di discriminazione nei

confronti della popolazione asiatica; tra i fatti più eclatanti il cartello choc all’ingresso di un

negozio di Roma che recitava: a tutte le persone provenienti dalla Cina non è permesso di entrare

in questo posto. Nell’esperienza traumatica del primo lockdown occidentale tutto italiano,

l’attenzione si è spostata ai nostri vicini di casa. La “delazione da coronavirus” diviene ben presto il

passatempo quotidiano di un numero sempre maggiore di persone. Segnalazioni continue da parte di

cittadini che accusano il proprio vicino di essere andato a fare una passeggiata di troppo col cane, di

tenere una festa in casa o di esser stato visto più volte in un giorno al supermercato. Il tutto

immancabilmente registrato sui profili social. Insomma il fenomeno è ben noto: la sindrome, presa

in prestito dai Malavoglia, della Zuppidda (persone che fanno le spie) che coinvolge ben presto

anche i vertici istituzionali. Come non ricordare il montaggio degli amministratori italiani che

danno di matto con chi esce di casa che ha fatto il giro del mondo, per tutti il governatore della

Campania, Vincenzo De Luca, doppiato persino in giapponese.

Trascorsa di buon grado l’estate, l’opposizione costitutiva del binomio Noi/Loro si sposta sull’asse

vacanzieri/non vacanzieri dove i primi, in special modo i giovani, vengono incolpati di aver causato

la seconda ondata autunnale con i loro comportamenti spregiudicati (sic.). Ed eccoci giunti al più

alto grado di evidenza della caratterizzazione linguistica sopra esposta dove la carica polemica nei

confronti della dimensione del loro raggiunge il massimo grado: vaccinati vs non vaccinati. È qui

che l’affermazione di appartenenza produce una netta polarizzazione secondo i principi di

ingroup/outgroup, in termini metaforici è come se costruissimo una regione del Noi ed una regione

del Loro, un confine al di dentro del quale si è nel giusto ed al di fuori si è nel torto, creando un

processo per sua natura conflittuale e polemico.

Come si è arrivati a ciò? Come uscirne? Quale società ci aspetta? Le ragioni di questa caratteristica

espressiva (noi/loro) propria ed esclusiva di questa pandemia affondano nella gestione incontrollata

ed insufficiente della comunicazione del rischio messa in campo dalle autorità pubbliche e sanitarie.

Dopo l’11 settembre del 2001, il Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta negli USA

ha elaborato il modello “Crisis and Emergency Risk Communication” vincolato alla dimensione

spazio e tempo del qui e ora come conseguenza dei possibili pericoli di contaminazione da antrace.

Nell’ultima edizione del manuale, che prende il medesimo nome del centro, in copertina si legge:

Be first. Be right. Be credible (Sii il primo. Sii corretto. Sii credibile) che sono i principi

fondamentali per una corretta strategia di comunicazione del rischio. Tutti sono stati completamente

disattesi nell’attuale crisi infodemica che stiamo vivendo. Un esempio per tutti l’avvio della

campagna vaccinale con il disastro comunicativo riferito ad alcuni tipi di vaccini che altro non ha

fatto che gettare caos e confusione nella popolazione.

La pandemia si combatte certamente con i vaccini, ma prima e dopo è ancor più utile saper

gestire le relazioni comunicative che evitano la diffusione di tutti i tipi di virus, non solo quelli

sanitari, ma anche quelli ideologici e culturali che non sanno confrontarsi con la realtà delle

relazioni sociali, e quindi generano sempre nuove pandemie. Le persone hanno bisogno di relazioni

come dell’aria e del pane e devono essere seguite per imparare a distinguere le loro differenti

qualità in rapporto ai poteri causali che le condizionano. Come ne usciremo? Quando la crisi ci avrà

abbandonato saremo capaci di condividere un identico “principio di umanità”? Non lo sappiamo. Il

rischio terribile è che le tensioni tra le persone esplodano. È per questo che accanto al Piano

Nazionale di Ripresa e Resilienza andrebbe pensato anche un grande Piano Nazionale di

Educazione e Solidarietà volto alla costruzione di un nuovo patto generazionale fondato su valori

culturali condivisi dove l’ascolto e il dialogo prevalgano sulla contrapposizione tra il Noi ed il Loro.

Ai posteri l’ardua sentenza!

Rosa Ciotola

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