Il “Museo-Ipogeo” di Mugnano di Napoli: nuove dinamiche per i beni archeologici in Campania.

Nov 20th, 2021 | Di cciotola | Categoria: Cronaca Regionale

di Davide Fabris

L’emergenza Coronavirus vede l’esigenza di differenti prospettive di gestione e utilizzo per quanto riguarda i beni culturali in Campania; in particolare, l’insieme dei musei metropolitani e locali che garantiscano, con mirati investimenti statali, un’ideale sinergia tra comunità e territorio attraverso le istituzioni, scuole, università, associazioni ed enti turistici, oltre ad un maggior utilizzo degli strumenti multimediali gettando le basi di un rinnovato sviluppo economico e sociale.

Le indagini archeologiche degli ultimi anni hanno ridefinito la millenaria storia dell’area flegreo-campana, culla della civiltà occidentale, fornendo nuove occasioni di conoscenza e valorizzazione.

Nel Comune di Mugnano di Napoli, presso l’antica contrada “Paparelle”, gli studi intrapresi dall’Archeoclub d’Italia hanno portato al rinvenimento nel 1998 di un vasto complesso abitativo e funerario, unico esempio sinora riscontrato nella regione, ascrivibile alla cultura osco-sannita di fine IV-III secolo a.C.. La   scoperta   riveste   un’importanza   notevole   per   la   storia   degli   insediamenti   rurali   indigeni   in   epoca preromana gravitanti attorno ai principali centri urbani di Cuma, Liternum, Pozzuoli e Napoli.

La nota peculiare del sito è rappresentata da   fondamenta in muratura caratterizzate da una particolare tecnica costruttiva a blocchi di tufo giallo flegreo alternati da scardoni di analogo materiale. La copertura era, verosimilmente, composta da architravi lignee e tegole i cui resti sono presenti su tutto il piano di calpestio.

L’adiacente necropoli ha restituito circa settanta sepolture a inumazione di adulti e infanti alcune delle quali devastate, in passato, da scavi clandestini. La tipologia è composta da deposizioni a lastroni tufacei, a tegoloni e a fossa terragna. I corredi funerari, che presentano ceramiche da mensa acrome, a vernice nera e figurate di tarda produzione campana, sono omogenei a quelli di altri sepolcreti presenti nel comprensorio ed evidenziano gli intensi rapporti commerciali e culturali delle genti italiche con i Greci costieri e gli Etruschi del retroterra. Particolarmente significative per la datazione dell’area archeologica sono alcune monete bronzee prodotte dalla zecca napoletana dopo la conquista campano-sannitica di Cuma nel 421 a.C..

Ulteriori ricerche proseguite sino al 2005 hanno evidenziato delle opere idrauliche per il drenaggio delle acque meteoriche e torrentizie provenienti dalla limitrofa collina di Camaldoli, compresa una profonda cavità con rampa di gradini interpretabile come cisterna. Dalla medesima sono stati recuperati blocchi di pietra, di elevato livello qualitativo, e frammenti di statuette ex voto in terracotta che lasciano supporre l’esistenza di un preesistente edificio monumentale, forse un santuario campestre.

La costruzione della Scuola Media Statale “Illuminato-Cirino” ha comportato la musealizzazione di queste preziose vestigia, parzialmente inglobate nel piano cantinato dell’edificio, con la nascita del “Museo-Ipogeo” in fase di completamento. Il progetto, proposto dall’Archeoclub e a cura dell’Architetto Giulia Morrica dell’Università degli Studi “Federico II” di Napoli, vede l’approvazione della Comunità Europea ed esibisce una funzionalità del tutto innovativa. Oltre alle fondazioni murarie, sono rese visibili alcune delle sepolture conservate nella loro originaria massa terrosa, mentre un percorso sinuoso per i visitatori rende vivace la severa linearità degli ambienti con la visione ravvicinata dei manufatti. I reperti recuperati, attualmente custoditi presso la Soprintendenza ai Beni Archeologici di Napoli, comprendono le ceramiche del Bronzo

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Antico rinvenute nella poco distante località “Senza Fegato” nel 2008 e saranno esposti in apposite vetrine a pareti in mattoni di tufo che hanno  la valenza di vera e propria “quinta scenografica”.

Completano la struttura alcune sale adiacenti destinate ad ospitare mostre temporanee, l’archivio storico locale e un’emeroteca per la divulgazione dell’evento.

Questa prima “Scuola Museo” in Italia rappresenta non solo un arricchimento di valore ambientale e culturale ma anche una sfida per il rilancio delle nostre periferie contro il degrado che, attualmente, le caratterizza.

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