MAID: storia di un abuso emotivo

Mar 18th, 2023 | Di cciotola | Categoria: Spazio ai Ragazzi

Dall’accettazione del dolore alla consapevolezza di sé. Maid è un

gioiello targato Netflix che difficilmente dimenticherete. E’ un viaggio

crudo e reale nella mente di una vittima di abuso emotivo, intervallato

da brevi ma intensissimi momenti di dolcezza madre-figlia.

Alex è una madre single in fuga da un rapporto tossico. Ha una figlia,

Maddie, dolcissima, che guarda il mondo con occhi sognanti e vivaci anche

nei momenti peggiori.

Anche quando la realtà in cui abitano è tutt’altro che un sogno.

Alex per sopravvivere fa la cameriera, ma ha una passione, la scrittura,

che proverà fino in fondo a coltivare.

E’ difficile riuscire a trovare, nel calderone di prodotti nuovi che ogni

giorno promuove Netflix, qualcosa di realmente coinvolgente. E’ difficile

perché spesso noi stessi cerchiamo prodotti “usa e getta”, facili,

digeribili e disimpegnati. Maid, invece, si trova all’opposto, in

quell’angolo di serialità “profonda” che tiene incollati allo schermo

dalla prima immagine fino ai titoli di coda dell’ultimo episodio.

Ed è da lì che vorrei partire per cercare di analizzare questa serie.

Nelle scene finali vediamo una madre, Alex (Margaret Qualley), che mostra

alla figlia Maddy (Rylea Nevaeh Whittet) la vista mozzafiato dalla vetta

di una collina, nella città in cui le due si sono trasferite dopo tanti

sacrifici. Sulla vetta, nell’erba, c’è disegnata una gigantesca M, di

Missoula, la città, ma anche di Maddy; come a voler simboleggiare il

percorso fatto da una madre in nome della figlia. Alex in quella città

non ci è arrivata per caso ma ha dovuto imparare a camminare da sola,

cadere, rialzarsi e cadere di nuovo.

Solo per fare un passo in più, solo per sua figlia, solo per sfuggire da

un rapporto malato, tossico, che la stava distruggendo.

La strada per l’indipendenza economica sarà un vortice in cui Alex si

tuffa senza pensarci troppo. Fa la cameriera per una manciata di dollari

principalmente in case di ricchi imprenditori e personaggi di successo

che le permetteranno di osservare le abitudini e la quotidianità di un

ambiente per lei troppo distante. Ma anche i punti di oscurità di un

mondo così impaillettato. La vita di Alex è un susseguirsi di guai: dal

rapporto tossico col compagno alla madre bipolare, anche lei spesso

sfruttata dagli uomini. La sua è una ricerca di pace e serenità lontano

dal caos che l’ha imprigionata fino a quel momento. Alex scappa dal

compagno e và a vivere con la figlia in un centro per vittime di

violenza. Sarà solo lì, in quell’ambiente di persone che condividono la

sua stessa sofferenza, che hanno sopportato le stesse difficoltà che la

protagonista, con fatica, riuscirà ad elaborare il suo dolore e trovare

la forza di inseguire la sua passione più grande : la scrittura.

Tra incidenti d’auto, problemi economici, litigi familiari e muffa sulle

pareti, Alex imparerà a credere sempre di più in sé stessa. Conoscerà il

valore dell’individualità rispetto ad una vita di coppia nella quale si è

per troppo tempo rifugiata. Maid è una serie per tutti, che offre

profondi spunti di riflessione riguardo argomenti mai come adesso

attuali. Quello dell’abuso emotivo è un tema spesso marginalizzato e

raramente compreso. E’ come se, per poter ottenere il “pass” di vittima

di abusi, bisogni avere le ferite e le cicatrici ben visibili. Mentre

quelle interiori, spesso nascoste, spesso della mente, spesso più

insidiose, non valgano lo stesso. Non meritino la stessa attenzione.

Io stesso ammetto di aver avuto difficoltà all’inizio a comprendere la

reale entità dell’abuso che la serie portava in scena. Anch’io sono

caduto nell’errore di minimizzare la realtà, di decostruirla. Eppure

fotogramma dopo fotogramma, episodio dopo episodio si fatica a non

affezionarsi alla protagonista e alla sua storia. Maid è una serie da

vedere e far vedere, da commentare ed analizzare con cura. La stessa cura

che ha la protagonista nel farsi carico della figlia e regalarle attimi

di spensieratezza, come la festa che le organizza per il compleanno, con

la fatica ed il sudore della libertà raggiunta.

di Giosué Di Palo

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