PMI CAMPANE PIU SOLIDE DEL PREVISTO, MA ATTENZIONE AI TASSI DI INTERESSE

Mar 25th, 2023 | Di cciotola | Categoria: Cronaca Regionale

PRESENTATO IL “RAPPORTO PMI CAMPANIA”

REALIZZATO DAL CENTRO STUDI

DI PICCOLA INDUSTRIA CONFINDUSTRIA CAMPANIA

Lampugnale (presidente regionale e vicepresidente nazionale Pi Confindustria):

Sostenere gli investimenti, l’accesso al credito e la sostenibilità del debito,

anche favorendo la rinegoziazione e l’allungamento dei termini

***

Le piccole e medie imprese della Campania si sono rivelate più solide del previsto

nell’affrontare la “tempesta perfetta” che da tre anni investe l’economia locale e

internazionale fra lockdown, guerre, caro energia e materie prime.

E’ una delle tendenze principali che emerge dal Rapporto Pmi Campania 2022, realizzato

dal Centro studi Piccola Industria di Confindustria Campania con il contributo dell’Abi,

promosso e presentato stamattina all’Unione industriali di Napoli da Pasquale

Lampugnale, presidente regionale e vicepresidente nazionale di Piccola Industria

Confindustria.

Lo studio è stato oggetto di un dibattito al quale hanno partecipato anche Giovanni

Sabatini (direttore generale Abi), Emanuele Orsini (vicepresidente Confindustria per il

Credito, la Finanza e il Fisco), Francesco Izzo, (Ordinario di Strategie e management

dell’Innovazione del Dipartimento di Economia dell’Universita? della Campania Luigi

Vanvitelli), Costanzo Jannotti Pecci (Presidente Unione industriali Napoli) e Luigi Traettino

(Presidente Confindustria Campania), oltre ai vertici delle territoriali campane di Piccola

Industria. A moderare l’incontro il giornalista economico Enzo Agliardi.

***

DICHIARAZIONI

Pasquale Lampugnale, vicepresidente nazionale e presidente regionale di Piccola

industria Confindustria

“Le nostre Pmi hanno dimostrato di essere più solide del previsto, nel modo in cui hanno

affrontato le difficoltà degli ultimi tre anni, anche se i risultati economici sono stati

comunque molto volatili e fortemente legati all’andamento dell’economia. Nell’attuale

scenario di crescita limitata, è essenziale garantire misure che possano sostenere gli

investimenti, l’accesso al credito e la sostenibilità del debito, anche favorendo operazioni

di rinegoziazione e allungamento. Questo Rapporto Pmi Campania rappresenta uno

strumento di analisi utile e prezioso per la migliore comprensione del presente e per

aiutare policy makers, imprenditori e altri protagonisti dell’economia regionale nella

definizione di strategie e progetti per il futuro”.

Emanuele Orsini, vice presidente Confindustria per il Credito, la Finanza e il Fisco

“L’aumento dei tassi e del costo del credito, determinato dalla politica monetaria restrittiva

adottata dalla Bce, rappresenta oggi la principale preoccupazione delle imprese e un freno

alla crescita. I tassi pagati dalle aziende italiane hanno già subito un forte aumento: +2,60

punti fino a inizio 2023, in media, e sono destinati ad aumentare ancora. Ai valori attuali

parliamo di un aumento stimato della spesa per interessi di 6,8 miliardi in un anno, come

emerso nel Rapporto di previsione presentato dal Centro Studi Confindustria. Senza

dimenticare che, in questo quadro, gli investimenti delle imprese, tanto più necessari per

affrontare la transizione digitale e soprattutto quella sostenibile, risultano spiazzati. Inoltre,

per le imprese si creano anche tensioni finanziarie sul debito in essere. Alla luce di queste

considerazioni è chiaro come sia necessario mettere in campo interventi urgenti. Mi

riferisco ad una maggiore flessibilità delle regole europee in materia bancaria e di aiuti di

Stato, per consentire rinegoziazioni con allungamenti del debito in essere così da dare

respiro alle imprese e consentire loro di programmare nuovi investimenti. Bisogna poi

puntare sulla finanza alternativa e su una riforma fiscale che favorisca gli investimenti. La

delega fiscale può rappresentare l’occasione per favorire la patrimonializzazione delle

imprese e al tempo stesso promuovere investimenti qualificati. Dobbiamo mettere le

nostre aziende in condizione di affrontare le transizioni in essere da protagoniste,

l’alternativa è lasciare scomparire intere filiere produttive con danni enormi anche

sull’occupazione”.

Giovanni Sabatini, Direttore generale Abi

“Il quadro che emerge dal Rapporto Pmi Campania 2022 mostra che il settore delle

imprese campane, in particolare quello delle Pmi, è stato più resiliente rispetto al contesto

estremamente complesso. Dal Rapporto emerge un contributo rilevante a ridurre gli effetti

del rallentamento economico. Si può trarre una valutazione positiva anche dal lato del

credito i cui flussi all’economia locale sono stati superiori alla media nazionale. Per un

quadro generale, particolare attenzione andrà quindi posta all’evoluzione futura

dell’economia e soprattutto alla capacità prospettica di resilienza delle imprese. In questo

senso, riteniamo opportuno, per consentire alle imprese di rendere il livello di debito più

sostenibile, reintrodurre misure di garanzia per favorire la rinegoziazione del debito in

essere su scadenze più lunghe, lasciando alle imprese maggiori risorse per far fronte

all’andamento dei costi dell’energia e per realizzare gli investimenti programmati”.

***

LA SINTESI DEL RAPPORTO

Il 2022 e? stato un anno difficile, tanto per l’Italia e il Mezzogiorno quanto per la Campania,

in particolare. La ripresa del 2021, dopo la drammatica caduta del 2020 causata dal

lockdown, si e? raffreddata bruscamente a causa di un cambiamento radicale dello

scenario macroeconomico. Alle turbolenze del mercato energetico si sono infatti presto

affiancati il drammatico conflitto in Ucraina che dura dal febbraio 2022 e la ripresa

dell’inflazione, delineando quella tristemente nota metafora della “tempesta perfetta” di

venti costanti e grandinate improvvise che le imprese stanno affrontando da tempo.

I PRINCIPALI INDICATORI: PIL E OCCUPAZIONE

Lo scorso anno si e? chiuso per la Campania con un Pil a +3% rispetto al 2021, meno del

4,4% previsto a inizio 2022 e meno dell’incoraggiante +6,4% raggiunto a fine 2021 rispetto

al 2020. Il raffreddamento e la crescita limitata continuano anche nelle stime per il 2023,

che lasciano intravvedere una fase di recessione per la Campania (-0,5% previsto a fine

2023) con il resto d’Italia che provera? a galleggiare intorno allo zero.

Le Pmi campane e del Sud in generale, data la loro ridotta dimensione e tipologia con

scarso potere negoziale, non hanno potuto superare indenni questa “tempesta”

aumentando le scorte, diversificando le fonti di approvvigionamento o scaricando

l’aumento dei costi di produzione sui clienti, e hanno visto quindi allargarsi nuovamente la

forbice rispetto alle regioni centro-settentrionali. E mentre prosegue in Parlamento il

dibattito sull’autonomia differenziata, diventa quindi ancora piu? importante - evidenzia il

Rapporto Pmi Campania - la capacita? del Governo di impegnare le risorse disponibili, a

cominciare da quelle del PNRR, per rafforzare il quadro macro-economico, sostenere

investimenti e consumi, contrastare il calo demografico e l’impoverimento diffuso.

Il recupero del Pil nel 2021 e l’andamento positivo ma rallentato nel 2022, favorito

dall’aumento dell’export, dell’industria manifatturiera e dei servizi, lascia comunque la

Campania ferma a quota 66 su base 100=Italia. E anche se il reddito disponibile delle

famiglie campane e? cresciuto tornando sui valori preCovid del 2019, la nostra regione è

ancora penultima in questa classifica, davanti alla sola Calabria.  Il comparto servizi resta

dominante (quasi l’80% del valore aggiunto regionale), mentre il manifatturiero pesa solo

per il 13,3%, molto meno della media italiana (20,2%).

Sul fronte occupazione, la Campania ha recuperato i livelli preCovid del 2019. Il

miglioramento e? però anche effetto di un calo demografico ormai diventato strutturale fra

minore propensione ad avere figli ed emigrazioni verso altre regioni o all’estero. Dopo il

2019, quando si erano cancellati dall’anagrafe quasi 40 mila campani, c’è stato un calo

ulteriore di 31,5 mila unita?.

LA STRUTTURA IMPRENDITORIALE

Il 95,4% delle 383 mila unità locali campane ha meno di 10 addetti, e sono solo 161 le

imprese con più di 250 addetti, di cui il 70% con sede in provincia di Napoli. I settori più

rappresentati sono l’alimentare (20%), i prodotti in metallo, l’abbigliamento, la

manutenzione e installazione di macchine, la produzione di borse e calzature. I dati

Movimprese evidenziano il rallentamento della natalita? imprenditoriale: le nuove iscrizioni

nel 2022 scendono per la prima volta sotto le 30 mila unita?. In tutte le province si sono

toccati i minimi storici. Ad Avellino e Benevento le cessazioni superano le iscrizioni.

LA PERFORMANCE ECONOMICO-FINANZIARIA

Una sezione del Rapporto Pmi Campania analizza le performance economico-finanziarie

di un campione rappresentativo 22 mila imprese campane attraverso i bilanci 2019-2021.

Una significativa ripresa ha riguardato nel 2021 il 17,1% delle imprese e l’intensita? del

rimbalzo ha premiato in particolare i settori che piu? di altri avevano sofferto nel 2020 a

causa della pandemia, e cioè i servizi di alloggio e ristorazione in primis (+34,6%). La

crescita del 2021 ha coinvolto tutte le 5 province campane, dal valore massimo in Irpinia

(+ 21,2%) a quello più contenuto di Benevento (+12%).

Crescono tanto il grado di patrimonializzazione delle aziende campane in relazione alle

risorse investite quanto i debiti verso le banche e il costo del debito. L’indebitamento a

breve rappresenta la principale forma di finanziamento. Resta la predominanza delle

immobilizzazioni materiali sulle attivita? immateriali, confermando la fragilita? delle aziende

campane in termini di capacita? di innovazione per creare valore sostenibile nel tempo.

IL CREDITO

Il credito concesso in media alle imprese campane è di 480 mila euro, inferiore del 25%

alla media italiana ma superiore del 76% alla media del Sud. Cresce il peso di Salerno (dal

18 al 23%), cala quello di Napoli (dal 61 al 56%) che ha comunque un fido medio di circa

580 mila euro, simile alla media italiana. La Campania si distingue per un’elevata quota

del credito al settore servizi (7,8% oltre la media italiana). I prestiti bancari alle imprese

campane sono in crescita (+3,8%), con un rischio marginale inferiore ai livelli pre-crisi del

2008. Le imprese della regione, attenuando il rischio marginale, hanno ridotto così il

differenziale di rischiosita? con il resto del Paese.

LA PROIEZIONE INTERNAZIONALE

Nei primi nove mesi del 2022 cresce l’export dalla Campania: +25% rispetto al 2021, con

record a Caserta di +35%). Nel manifatturiero si conferma il ruolo dominante di Napoli, che

copre oltre la meta? del flusso di beni verso l’estero. I settori di maggior peso sono quelli

alimentare, farmaceutica, mezzi di trasporto, automotive, aerospaziale, tessile-

abbigliamento. L’Europa è il mercato preferito (67,3%, con Svizzera, Francia, Germania e

Regno Unito primi Paesi) davanti alle Americhe (14,8%) e all’Asia (10,2%).

FOCUS E PREVISIONI SULLA COMPETITIVITA’ REGIONALE

Il Rapporto PMI Campania arricchisce l’analisi quantitativa con valutazioni qualitative sulla

competitività regionale raccolte da un campione rappresentativo di imprese della regione:

la Campania resta allineata ai valori medi del Sud ma lontana dalla media nazionale. In

calo le imprese che prevedono una crescita del fatturato sopra il 10 per cento, con i divari

rispetto al Centro Nord che quindi potrebbero tendere a crescere.

Ciò nonostante gli imprenditori intervistati dimostrano una forte propensione ad investire

nella transizione digitale, nella sostenibilita? ambientale e nell’innovazione per migliorare la

propria capacita? di competere. E’ una risposta importante, considerato il clima di

incertezza e di aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime che costituisce una

seria minaccia all’operativita? delle imprese.

Altro dato confortante riguarda le assunzioni: il 73,5% del campione ha assunto personale

nel 2022 e il 69,3% prevede di farlo nel 2023. Tra i profili lavorativi piu? richiesti ci sono gli

operai, seguiti da commerciali e addetti alle attivita? di vendita e informatici. Quanto alla

dotazione infrastrutturale, la Campania evidenzia ritardi e deficit strutturali da accorciare al

piu? presto sfruttando anche le risorse del Pnrr. Ancora insoddisfacente il livello delle

imprese che investono in formazione di qualità, con dati sotto la media anche del Sud.

Lascia un commento

Devi essere Autenticato per scrivere un commento