Napoli Campione d’Italia 2025: in esclusiva intervista a Maradona e Pelé.
Mag 28th, 2025 | Di cciotola | Categoria: PoliticaNapoli, 23 maggio 2025.
Il Napoli è di nuovo sul tetto d’Italia. Dopo il trionfo del 2023, gli azzurri hanno scritto un’altra pagina epica della loro storia conquistando il quarto scudetto. Un’impresa che sembrava impossibile dopo la partenza di Spalletti e le tante sfide della stagione, ma che si è concretizzata in una notte indimenticabile allo Stadio Diego Armando Maradona.
La vittoria decisiva è arrivata con un secco 2-0 contro il Cagliari, grazie ai gol di Scott McTominay e Romelu Lukaku. Con questo risultato, il Napoli ha chiuso il campionato con un punto di vantaggio sull’Inter, che ha vinto ma non è riuscita a superare gli azzurri in classifica. La città ha trattenuto il fiato fino all’ultimo fischio, poi è esplosa.
Appena terminata la partita, Napoli si è trasformata in un carnevale azzurro. Migliaia di persone hanno invaso le strade, dai Quartieri Spagnoli al Vomero, da via Toledo fino a Posillipo. Piazza del Plebiscito è diventata il cuore pulsante della festa, tra cori, fuochi d’artificio, bandiere e lacrime di gioia.
I giocatori hanno festeggiato su un autobus scoperto, attraversando le strade gremite e ricevendo l’abbraccio di un popolo intero. McTominay, protagonista assoluto con 12 gol in campionato, è stato acclamato come un nuovo eroe: da sconosciuto ai vicoli di Napoli a simbolo di una squadra che non ha mai smesso di crederci.
Il 27 maggio, la squadra è stata ricevuta in Vaticano da Papa Leone XIV, che ha elogiato il Napoli non solo per il successo sportivo, ma anche per i valori di comunità e umiltà dimostrati in campo. Un momento solenne, che ha chiuso simbolicamente una stagione da leggenda.
Questo scudetto non è solo un trofeo. È il segno che il Napoli è entrato in una nuova era. Dopo anni di lotte, promesse, illusioni e speranze, ora la squadra partenopea si conferma tra le grandi d’Europa. E lo fa con il suo stile: passione, grinta, appartenenza.
Per Napoli, non è solo calcio. È identità, è orgoglio, è amore. E questo quarto scudetto resterà nella storia. Con il sole, il Vesuvio e il cuore della sua gente a fare da cornice.
Vi voglio regalo un sogno, in esclusiva ho sognato di intervistare due leggende del Calcio, Diego Armando Maradona e Pelé.
Per me un incontro impossibile… ma bellissimo.
Due uomini, due miti. Un solo amore: il calcio.
Diego, Pelé… cos’è per voi il calcio?
Pelé:
Il calcio… è la mia vita. È stato il mio primo amore. Quando ero bambino, in Brasile, giocavamo con qualsiasi cosa rotolasse. Era sogno, passione, speranza. Per me, è stato il modo per parlare al mondo, senza parole. Solo con i piedi e il cuore.
Maradona:
Per me il calcio è stato tutto. È stata la mia rivincita, la mia voce quando non ne avevo una. Il campo era il mio regno… lì potevo essere libero. Il calcio è stato la mia verità, anche nei momenti più difficili. È stato amore. E a volte anche dolore.
Qual è stato il momento più bello della vostra carriera?
Pelé:
Senza dubbio, vincere la Coppa del Mondo del 1970. Era la terza, ma quella squadra… sembrava magia. Rappresentavamo il sorriso del Brasile, anche in tempi duri. E io ero orgoglioso di essere il loro numero 10.
Maradona:
Il mio momento? Il Mondiale dell’86. Non solo per i gol, ma perché ho sentito di portare un intero Paese sulle spalle… e ce l’abbiamo fatta. E poi… vincere con il Napoli. Quella gente meritava la gioia. E io gliel’ho data col cuore.
Cosa pensate l’uno dell’altro?
Pelé:
Diego era un artista. Un genio imprevedibile. Abbiamo avuto i nostri momenti, è vero… ma ho sempre rispettato la sua grandezza. Il mondo ha amato Maradona perché era umano, come tutti, ma con un dono divino.
Maradona:
Pelé è stato un re. Il primo a far sognare il mondo col pallone tra i piedi. Ci siamo detti cose dure, è vero. Ma nel profondo… c’è sempre stato rispetto. Il calcio gli deve tanto. Io gli devo tanto.
Il calcio di oggi vi piace?
Pelé:
Oggi il calcio è più veloce, più tecnico. Ma a volte manca l’anima. Troppi soldi, troppi interessi. Mi manca il gioco puro, quello che nasce per strada, tra bambini che sognano.
Maradona:
È cambiato tanto. Troppa tattica, troppa pressione. Meno spazio per la fantasia. Ma ci sono ancora ragazzi che giocano col cuore… e quando li vedo, sorrido. Perché il calcio, quello vero, non muore mai.
E infine… Diego, a te, in questo momento speciale, con il Napoli che ha vinto il suo terzo scudetto, dopo i due che tu hai regalato alla città… Che emozione hai provato nel vedere Napoli tornare a esplodere di gioia? Ti senti parte di questa festa, ancora una volta?
Maradona: quando ho visto Napoli esplodere di nuovo… ho pianto. Davvero. È come se ogni lacrima, ogni fatica, ogni gol, fosse ancora lì, dentro quel grido di gioia. Sì, mi sento parte di questa festa. Sempre. Io non me ne sono mai andato da Napoli. E Napoli… non se n’è mai andata da me.
Claudio Ciotola