«Il pensiero si è messo a quattro zampe. E non ha più paura della polvere.»
Giu 3rd, 2025 | Di cciotola | Categoria: Cronaca RegionaleC’è un libro che non è un libro, ma una processione notturna.
Non lo leggi: lo segui. Come si seguono i cani randagi nelle sere d’inverno, quando l’asfalto suda e le edicole sono chiuse.
Si chiama Dires I giorni del pensiero cagnolino di Vittorio Zambardino ( Sossella editore)ma poteva chiamarsi l’evangelo dell’infimo, o la sopravvivenza secondo chi non ha niente da vendere.
Lo ha scritto Dries. Chi è? Non importa. È un nome, o forse un latrato. È il poeta delle ossa e dei sacchetti della spesa. Uno che non ti chiede di ascoltarlo, ma ti cammina accanto. Silenzioso. Affamato.
Questo libro è una messa laica, ma senza paramenti. Solo pelle e fame.
Il pensiero, qui, non è quello dei filosofi, dei dottori, degli esperti in immagini. È il pensiero che zoppica, che ha le pulci, che si accontenta di un angolo d’ombra. È il pensiero cagnolino.
Non morde, ma guarda. Non parla, ma sa. Ha imparato tutto nelle notti senza coperte.
La scrittura di Zambardino non descrive, ma respira. È fatta di frasi come mozziconi, appunti scritti su uno scontrino, parole che sembrano rifiuti e invece sono relitti di naufragi interiori.
È una lingua spezzata, non per vezzo ma per fame. Fame di senso, fame di pane, fame d’amore.
Pasolini è il fantasma che abita ogni riga. Ma non è una citazione: è un compagno di rovistaggio.
Come Pier Paolo, Dries non cerca il sublime, ma il sub-umano. Il sotto. Il fango. L’infimo. Ma lo guarda con l’occhio acceso.
Pasolini andava nei campi romani, Dries nei discount. Pasolini vedeva nella mutazione antropologica un tradimento, Dries la vive come una condanna quotidiana.
Niente è sacro, ma tutto è sacralizzabile: anche un cane che ti segue, anche una bestemmia detta con pietà.Ecco cos’è questo libro: una lauda per i miseri. Una profezia disillusa. Una croce fatta di plastica e sogni stanchi.
Dries non argomenta: scava.
Non dimostra: mostra.
Non vuole convincerti: vuole starti accanto, mentre vai a lavoro con l’anima ingobbita, mentre perdi il treno, mentre piangi in silenzio con le cuffiette nelle orecchie.
I giorni del pensiero cagnolino è un trattato di sopravvivenza mistica. Non parla di Dio, ma è pieno di invocazioni.
Non parla di politica, ma è un atto di resistenza.
È la voce di chi ha perso tutto, anche la voce, ma continua a portare dentro il canto, come i bambini quando si addormentano nel rumore delle lavatrici.
Dries ha scritto il vangelo di chi non ce la fa, eppure non muore.
Il vangelo di chi pensa ancora, ma lo fa con la coda bassa, con gli occhi sporchi, con la lingua penzoloni.
È il pensiero che non serve a niente, e per questo è sacro.